La domanda mi frulla potentemente nella testa. Mi chiedo: cosa penseranno i nostri ragazzi non tanto della morte, ma di chi è morto? Come si rapporteranno con il timore (che a volte è paura) di dimenticare o di essere dimenticati da coloro che hanno amato e che ora non ci sono più?
Come possono i ragazzi riuscire a credere che la morte non sia una spugna capace di cancellare in un attimo una vita? Come possono riuscire a credere che i fratelli e sorelle defunti possono continuare a esistere nella loro vita, oltre che nella loro memoria? Come possono loro che oggi più che mai sono abituati a credere solo nell’esistenza di ciò che vedono e sentono? …loro che hanno a che fare con chat, sms, squilli, notifiche, condivisioni per combattere il senso di un’assenza che li renderebbe invisibili per gli altri?
La sfida è grande, ma necessaria. Potrebbero esserci vari livelli… in questo momento io ve ne propongo soprattutto uno: la preghiera di memoria e di suffragio, pratica antica e molto cara ai nostri nonni, ma spesso da noi, in parte dimenticata.
Alla base c’è una dimensione della nostra fede che troppe volte passiamo sotto silenzio: la comunione dei santi. La risurrezione di Gesù, infatti, fondamento della nostra fede, ha unito il cielo e la terra. Nella tradizione ortodossa è ben presente e celebrata la discesa di Gesù negli inferi, nel regno della morte, per spezzare i legami del peccato e aprire per tutti i figli di Dio il Regno dei cieli. Tutto questo per noi, non è una storiella, ma una certezza di fede, che se riuscissimo a comunicare ai nostri ragazzi trasformerebbe la morte, liberandola dal senso della disperazione e del nulla, e la aprirebbe a una comprensione più cristiana: passaggio, rinascita in Dio, realizzazione nell’eternità di una comunione sempre desiderata e cercata quaggiù.
Pensate come sarebbe diverso per i nostri ragazzi poter pensare ai fratelli e sorelle defunti (spesso per loro amici, parenti, fratelli, genitori) come a coloro che hanno iniziato a vivere una comunione piena, una relazione totale, come figli e figlie di un Dio-padre. Come sarebbe diverso sapere di poter continuare ad avere con loro una relazione diversa, ma altrettanto vera, perché uniti da una stessa fede, perché messi nelle condizioni di guardarsi, guardando lo stesso Dio: noi da quaggiù e loro da quassù.
Quanto scrivo, potrebbe sembrare fantasia, ma non lo è! E’ un reale percorso di fede e di speranza! Abbiamo permesso ai nostri ragazzi di credere nei fantasmi, di immaginare che una relazione con il mondo dei morti fosse possibile o in ambito cinematografico o nel paranormale. Abbiamo mandato in esilio dalla nostra memoria i morti e fatto sì che i nostri più giovani amici pensassero che i morti sono ormai scomparsi per sempre dalla nostra vita.
Questo girone di morte, va però spezzato. La speranza ha in Cristo un vero fondamento. Perché dire che Lui, il risorto, è la primizia di coloro che sono morti, è dire anche quella vita nuova è di fatto possibile per tutti. La morte è stata vinta da Lui, una volta per tutte: e questo significa che chi è già nell’eternità, continua a vivere quella stessa comunione che anche noi viviamo. E Dio è il ponte che ci unisce.
La proposta
Vi propongo allora di aiutare i ragazzi a far memoria, in questo tempo soprattutto (ma anche di fronte a gravi disgrazie), di tutti coloro che sono morti: parenti, amici, conoscenti, fratelli, genitori… chiunque possa essere in qualche modo legato alla loro vita. Far memoria, ricordare i loro nomi, i volti, i ricordi belli. Far memoria e pregare per ognuno di loro, pregare perché possano essere accolti dall’abbraccio della misericordia di Dio. Pregare raccontando a Dio le cose belle vissute insieme, affidandogli coloro che abbiamo amato. E poi, aiutare i ragazzi a trattare i nostri cari, non come morti, ma come viventi in Dio, capaci di ascoltare in Lui le nostre preghiere, i nostri desideri, le nostre paure e quindi di esserci vicini.
La domanda potrebbe essere: esiste il purgatorio? Sì! Lo sappiamo! Ma sappiamo anche che chi vive questa dimensione non è un dannato. E’ un’anima che i nostri nonni, nelle loro preghiere chiamavano giustamente anime beate, perché vivono in uno stato di continua tensione verso Dio. La loro attesa di poter contemplare faccia a faccia Dio, è sostenuta non solo dalla loro personale preghiera, ma SOPRATTUTTO dalla NOSTRA preghiera PER LORO.
Un secondo passo, allora sta proprio qui: far pregare i ragazzi anche per chiedere al Signore di “accelerare i tempi”. Ricordate quando nel Vangelo la donna siro-fenicia chiede a Gesù di guarire sua figlia? Quando Marta chiede la risurrezione di Lazzaro, quando in quattro sfondano un tetto e ottengono la guarigione di un loro amico? E allora perché non prendere seriamente il Vangelo? Perché non pregare per la “guarigione” totale, per la salvezza dei nostri amici? … perché possano finalmente guardare Dio faccia a faccia, superando ogni distanza tra loro e lui.
Noi vi proponiamo una traccia di preghiera. Se riuscite fate in modo che nei vostri incontri coi ragazzi, la preghiera di memoria e di suffragio possa sempre essere presente, ricordando anche:
- i defunti che non conosciamo
- i morti di morte violenta
- chi è morto in preda alla disperazione
- i non credenti
- chi non ha mai sentito parlare di Gesù Cristo
- coloro per cui nessuno prega
- coloro a cui sono state spente le macchine (eutanasia)
- coloro che non sono riusciti a nascere
Scarica una traccia da far pregare ai ragazzi e da pregare noi per primi 😉
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