Il Signore è veramente risorto. Alleluia.
(Cf. Lc 24,34)
Pasqua! E finalmente possiamo ritornare a cantare il nostro Alleluia. Quello che abbiamo contemplato e celebrato è il dono dei doni, la pienezza di un amore totalmente gratuito e assolutamente privo di condizioni. E per quanto questo possa sembrarci strano, le cose stanno esattamente così: quel Gesù di Nazaret, che con le sue parole e i suoi gesti ha fatto vedere la bellezza e l’intensità di un Dio molto oltre ogni umana immaginazione, si è spinto davvero fino all’estremo. Dove per estremo intendo proprio il suo essersi fatto dono per un gruppo di irriducibili increduli, traditori, codardi…
Penso a Pietro. Sì, certamente, il Pietro che la Prima lettura ci fa incontrare è un apostolo convinto e convincente, ma lo stesso Pietro incontrato nel Vangelo lo vediamo alle prese con un sepolcro vuoto, con teli posati in un angolo, un sudario e tanta confusione (nella testa e nel cuore). Già… Pietro: figura di chi non corre dietro a una croce, di chi non ha sempre la forza di riconoscere Dio. Pietro che, sì, alle parole di Maria di Magdala, corre; anche se la sua sembra essere una corsa rallentata. Una certa filmografia ce lo fa vedere appesantito anche dall’età rispetto al giovane Giovanni. Eppure chissà davanti all’annuncio di quel sepolcro vuoto che cosa sarà scattato nel suo cuore. Cosa avrà ricordato in quel momento del maestro? Forse a rallentare la corsa più dell’età avrà pesato la delusione o la rabbia verso se stesso: per aver rinnegato, per non aver seguito… Lui che avrebbe dato la vita per Gesù di Nazaret.
Eppure, che bello oggi poter accostare il Pietro testimone con il Pietro confuso e… non ancora credente. Già… non ancora credente: perché il suo è un «vedere» diverso da quello di Giovanni. “Il discepolo che Gesù amava” vede e crede; infatti con quel verbo «vide» abbinato “all’altro discepolo” l’evangelista ci dice un di più. Quello che noi traduciamo con «vide» è un vero e proprio contemplare; mentre il verbo abbinato a Pietro è «osservare», per vedere, per capire.
Eccolo Pietro: testimone da una parte e non ancora credente dall’altra. Perché l’uno non esiste senza l’altro, e proprio per questo Pietro diventa testimone credibile di colui che si è fatto salvezza, che ha inchiodato con se stesso ogni colpa sul legno della croce; che ha sconvolto ogni attesa, ogni equilibrio, ogni logica; che ha dato fiducia a un debole, ha confermato un traditore, ha chiamato uno dalla testa dura.
Gesù è Signore e dà la vita davvero a tutti: questo è il grande annuncio di Pasqua. E nessuno ne può restare escluso. La Pasqua ci raggiunge anche quando i nostri occhi non riescono a vedere risurrezione, ma solo assenza. La risurrezione ci attraversa anche quando non riusciamo a vedere altro se non spazi vuoti, macerie, segni di qualcosa ormai passato.
Possa la voce di Maria di Magdala, scossa dall’assenza, tirarci fuori dalle nostre zone di comodo standby. Possa chi nella notte vede pietre rimosse, correre con coraggio per svegliare i sonni più stanchi e rassegnati. Molti di noi vivranno questa Pasqua come Maria, altri come Giovanni, altri ancora come Pietro. Ma proprio ognuno di questi tre apostoli, con i suoi tempi e le sue risposte, ci dice che la Pasqua è possibile per tutti noi, sempre.
Buona Pasqua di risurrezione!
Ho riletto più volte …e sempre mi emozionano le parole di suor Mariangela pensando al mio passato e alle occasioni perdute di essere testimone credibile.
What a beautiful post! It’s so refreshing to be reminded of the unconditional love and grace that Jesus embodies. How do you plan to carry this renewed sense of hope and gratitude with you beyond this Easter season?
Buongiorno seguo da molti anni queste sue riflessioni e non manco mai di stupirmi per la semplicità delle parole usate e la molteplicità delle riflessioni che scaturiscono in me…voglio ringraziarla per tutto ciò e cogliere l’occasione per augurarle un buon venerdì santo perché penso che il seguire Cristo nel suo calvario ci imponga una condivisione di dolore che ci porta ad una consapevolezza della sua resurrezione.
Infinitamente GRAZIE, Mariella! Un augurio che ricambiamo con grande affetto e un ricordo nella preghiera