Non puoi! – Buona domenica! – XXIII Tempo Ordinario – anno C

«Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».Lc 14,33 

«… non può essere mio discepolo!».
Si ripete, a ritmo forte e pesante, come se dovesse incidere su di noi qualcosa di incancellabile: È la frase che nel Vangelo della XXIII domenica si ripete per ben tre volte in otto versetti. E, ripetuta, risuona in noi non senza effetto. discepoli di emmaus
Non so in voi, ma a me non lascia dormire sonni tranquilli.
La prima volta è preceduta da quel «se uno non viene a me e non mi ama più di padre, madre, moglie, figli…». La seconda volta è preceduta da: «chi non porta la croce e non viene dietro a me…». La terza, in conclusione del brano: «chi non rinuncia a tutti i suoi averi». È una sorta di escalation da brivido: si va dall’amare di più al rinunciare a tutto. E in mezzo, a effetto sandwich, il colpo di grazia. Quale? Le due piccole parabole raccontate da Gesù che funzionano da «colpo di grazia» su tutto il resto. Perché? Perché ci dicono che quelle tre cose richieste dal Maestro, condizioni necessarie per essere suoi discepoli, non sono altro che mezzi necessari per «portare a termine» il cammino iniziato. Come a dire: non puoi volere essere discepolo di uno come Gesù di Nazaret e poi fare di testa sua, vivere secondo le tue idee, addomesticare la sua Parola, ignorare il suo comandamento.
cammino seguireLui è chiaro, come sempre; a noi: prendere o lasciare.
Lui è dono totale, vita offerta, croce portata. E tutto questo con una buona dose di determinazione, pace interiore, apertura al mondo, prossimità, misericordia, gratuità. A noi è chiesto di andare dietro di lui, di imparare a stare al suo ritmo, anche quando questo richiede impegno e fatica.
E allora, che si fa? Prendere o lasciare?
Nel misurare però la nostra risposta non facciamo l’errore di puntare su noi stessi. I nostri «mezzi», «gli uomini che abbiamo a disposizione» non sono le nostre cose, ma è il suo amore. È lui a renderci capaci di rispondere al suo invito. Per cui fargli spazio significa imparare a seguirlo!

UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO   

Seguirti, Signore

«Vieni a me», «Vieni dietro di me»,
«Prendi la tua croce»:
frasi che si ripetono in noi
e scalfiscono la nostra indifferenza;
e scolpiscono i nostri mondi, lontani da te, Signore.
Insegnaci a seguirti, Dio della vita.
Insegnaci a venire dietro te,
percorrendo i tuoi sentieri.
Insegnaci a prendere la croce,
portandola con amore.
Insegnaci a imparare da te.
Amen.

DAL VANGELO DELLA DOMENICA [Lc 14,25-33]

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. vieni e seguimi fano
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

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