«Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». (Lc 4,24).
All’inizio del Vangelo della IV domenica leggiamo: «Gesù cominciò a dire nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura…”». La prima cosa da fare, allora, per capire ciò che segue è riconnettersi con il prima, con i versetti precedenti ascoltati già domenica scorsa.
La Scrittura a cui Gesù si riferisce è un oracolo del profeta Isaia: annuncia la presenza di un «unto del Signore», un consacrato atteso, un messia. È qualcuno che tutti attendono da sempre. È un salvatore in attesa del quale intere generazioni si sono preparate.
Gesù lascia tutti esterrefatti: si presenta come colui nel quale le parole di Isaia si sono realizzate.
Colui che era atteso per «portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista…», ora è lì di fronte ai loro occhi.
Sì, di quel figlio di Giuseppe si erano sentite strane voci di segni straordinari; ma l’Atteso sarebbe dovuto arrivare in un altro modo, forse sulle nubi…, ma non certo come un uomo qualunque, nato e cresciuto come qualsiasi altro essere umano sulla terra. E allora ecco lo sdegno: quello di chi non comprende e non accetta che le cose vadano diversamente da come le aveva sempre capite e accettate.
E in fondo è questo il forte appello che risuona oggi per noi: accogliere il farsi storia della Parola viva, nei modi e nella misura che essa stessa sceglierà; lungo quelle strade che la Parola vorrà spalancare.
Questa è la nostra fede! Questo è credere nel farsi carne del Dio di Gesù Cristo.
Dio ci sorprende. Dio è creativo nell’amore. Dio non segue logiche meccanicistiche. A noi scegliere se fidarci di lui e seguirlo o semplicemente sdegnarci e attendere il manifestarsi del dio che la nostra mente capisce e concepisce.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Oggi la Parola si compie
Oggi, Signore, la tua Parola si compie.
Oggi, come ieri e come in futuro:
la tua Parola attraversa il tempo
e si realizza nella sua pienezza.
Rendici strumenti di questo prodigio
e non sdegnati spettatori.
Donaci quella fede che
accetta il nuovo e ne percorre le vie.
Insegnaci, Signore, a seguire la tua Parola
lungo le vie inedite che aprirà nella storia,
per generare salvezza per l’umanità. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA (Lc 4,21-30)
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
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