«Riempite d’acqua le anfore». (Gv 2,7).
«Non hanno più vino!». È ciò che la madre di Gesù dice a Gesù durante le nozze di Cana. Ed è anche ciò che segna l’inizio. È l’evento che genera in Gesù la consapevolezza di una chiamata.
Quello che l’evangelista Giovanni racconta non è solo un miracolo, fatto per il beneficio di qualcuno: è un segno, realizzato e raccontato per il beneficio di tutti. È un segno denso, pregno di significati per tutti noi, che diventa luce per la nostra vita di fede.
Proviamo a cogliere dei passaggi, sono tanti ma ne fissiamo due.
In primis. Gesù è un chiamato. Qualcuno lo interpella, gli presenta un bisogno, lo invita a manifestarsi. Nel Vangelo è la madre. Ma quel suo appello genera l’oltre di Dio. Da quel momento, con la risposta di Gesù inizia il suo ministero pubblico: Gesù inizia a vivere ciò per cui è stato mandato. Nella storia è sempre così. L’oltre, la voce di Dio ci raggiunge e ci interpella attraverso le voci di chi ci vive attorno. Spesso sono voci scomode, che ci chiedono di entrare in gioco, quando vorremmo stare ancora un po’ tranquilli. Ma sono voci che ci riportano al senso stesso della nostra vita. Sono voci «da Dio», di fronte alle quali non rispondere sarebbe come scegliere di non vivere, di non compiere ciò che ci renderà pienamente noi stessi, di non percorrere quella strada che ci realizzerà in pienezza… anche se scomoda.
Secondo passaggio: sei anfore di pietra. Simbolo dell’antica alleanza, ormai inaridita, screpolata dall’incapacità dell’uomo di cogliere i segni della presenza di Dio, aspettano solo di essere riempite del vino della nuova alleanza, quella che Dio Padre sigilla con la vita del figlio: una vita consegnata liberamente e resa nutrimento per ognuno. Il vino nuovo, il vino buono servito alla fine, è null’altro che la vita stessa di Gesù offerta a noi per la nostra gioia. Una vita donata a noi senza misura.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Vino nelle anfore
Signore Gesù,
le nostre anfore sono vuote,
il nostro dialogo con il Padre è arido.
Vorremmo riempirle di cose preziose,
ma tu donaci il coraggio e la semplicità
di riempirle con l’acqua,
con ciò che di più povero e semplice
abbiamo tra le mani.
Donaci di riempirle e di affidarle a te,
perché in te il nostro poco diventi
seme di gioia, goccia di fiducia,
dono d’amore. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA (Gv 2,1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
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