Cosa aspettarsi da Dio? – Buona domenica! – XXV domenica del Tempo Ordinario – Anno A

«voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te». (da Mt 20,1-16) 

Che domandona, eppure dobbiamo farcela, con coraggio e onestà: «Cosa ci aspettiamo da Dio?».
Per quanto a parole diciamo di sentirci interiormente liberi e capaci di accogliere posizioni diverse dalle nostre, in realtà spesso e volentieri, senza neppure rendercene conto, riscopriamo in noi qualcosa di strano, imprevisto, ma capace di annebbiarci lacosaaspetti_eva3 vista. Accade nel vivere quotidiano, ma accade anche nella relazione con Dio. Forse qualcuno potrebbe pensare: «Impossibile!», ma non è così. Eppure è ciò che succede ai protagonisti della parabola dei lavoratori della vigna (Mt 20,1-6). Il padrone concorda con i primi lavoratori un salario e poi sceglie liberamente (è in suo potere farlo!) di darlo anche a chi ha lavorato di meno. La reazione non è la migliore. Chi ha sbagliato? In fondo ciò era stato promesso è stato dato.
Applichiamo la parabola.
Dio propone a tutti di seguirlo! Alcuni accettano subito, altri temporeggiano, altri restano diffidenti fino alla fine, forse qualcuno crederà in lui solo vedendolo faccia a faccia. Per tutti il dono è lo stesso: la salvezza. Dov’è il problema? Personalmente non credo ci sia, anzi! Ma so che non è per tutti così. Forse qualcuno si aspetterebbe da Dio dei giusti distinguo, perché è difficile credere che saremo trattati tutti allo stesso modo: cristiani doc e criminali doc; credenti e non credenti; fedeli discepoli del suo vangelo e indispettiti dimostratori della sua inconsistenza; generosi e avari; poveri e ricchi; umili e superbi; morali e immorali; umani e disumani. Se giustizia c’è, allora ci deve essere anche chi sappia fare la differenza. Eppure, a quanto pare, nel cuore di Dio le cose non funzionano proprio così. Per tanto, a tali nostre obiezioni, Dio risponderebbe proprio come il padrone rispose ai vignaioli: «Siete invidiosi perché io sono buono?».

UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO   

Capaci di gioire

Quanto amore, Signore, c’è nel tuo cuore?
Infinito!
Ma le nostre misure sono troppo ristrette
e il nostro sguardo troppo miope
per riuscire ad accoglierne l’immensità.
Libera il nostro cuore e rendici capaci di gioire
per il bene, per la salvezza,
per il perdono offerto a tutti,
senza se e senza ma.
Amen.

DAL VANGELO DELLA DOMENICA  (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.weinberg-arbeiter
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

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