«Nessun profeta è bene accetto nella sua patria» Lc 4,24
Quanto è difficile parlare, quando si vorrebbe che ogni parola fosse come un seme seminato nella vita delle persone, nella storia, negli eventi. Quanto è rischiosa e costosa una parola, quando custodisce in sé novità inaudite. Eppure esistono tra noi fratelli e sorelle chiamati ad annunciarla, a diventarne non maestri ma testimoni, a dare la vita perché quella parola esploda e travolga il mondo con la bellezza. Sono tra noi e spesso sono scomodi e pesanti, disturbanti, innovatori; sono coscienze in eterno movimento, alla ricerca di vie sempre nuove per raggiungere e diffondere il bene. Sono quello che Geremia è stato per i suoi… ma ancor più: sono ciò che Gesù è stato per la gente: Parola nuova e inarrestabile, profeta urtante, segno trasparente e tangibile di un Dio all’opera nella storia di tutti e del mondo.
La Parola di vita, che ha creato dal nulla la materia, continua a creare, a rendere bella e nuova la creazione, a curarne le ferite profonde e a lenire i suoi spasimi: la Parola che nei profeti ha trovato casa e che in Gesù si è fatta storia, oggi interpella noi, ognuno di noi. «Alzati!», ci dice «e racconta ciò che hai visto. Perché se tu hai davvero visto, se la tua vita ha davvero incontrato Dio, parola viva, allora non puoi tacere. Tu, pur rischiando l’incomprensione e il rifiuto, devi raccontare il suo amore… oggi!».
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Andare e raccontare amore
Tu vai, Signore Gesù,
cammini tra la tua gente
e annunci il regno del Padre,
realizzi la sua Parola,
sei trasparenza del suo amore.
Insegnaci ad andare come te,
lungo le nostre strade,
tra la nostra gente, senza paura,
senza timore di incomprensione,
senza calcolare i rischi.
Insegnaci ad andare,
liberi e leggeri,
per raccontare al mondo
l’amore di Dio Padre.
Amen
ALLENIAMOCI IN MISERICORDIA

Raccontare! Questa è la parola chiave della settimana, questo l’esercizio di misericordia. Racconta, nelle situazioni che vivrai, la vita che Dio ti ha regalato, l’esperienza del suo amore, l’aver sentito la sua presenza.
DAL VANGELO della domenica [Lc 4,21-30]
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
La PREGHIERA in un formato da scaricare e condividere sui social e la fotocopertina per facebook