Io farò scorrere verso Gerusalemme,
come un fiume, la pace.
(Is 66,12)
«Ecco, io farò scorrere verso [Gerusalemme], come un fiume, la pace». È la straordinaria promessa che Isaia ci fa sentire oggi in questa XIV domenica del Tempo Ordinario. Ma queste parole stridono. Stridono oggi più che mai.
Shalom, Gerusalemme, shalom. Dio come un fiume vorrebbe far scorrere la pace lungo le tue mura, dentro le tue case, nel cuore della tua gente.
Alzati, Gerusalemme, e scuoti la violenza dalle tue fondamenta, perché i cardini su cui sei stata stabilita dal tuo Signore sono pace e genti, non guerra né separazione.
Shalom, Gerusalemme, shalom: questa è la tua vocazione, città delle genti, madre della pace.
Come un torrente in piena, dal tuo cuore il Signore avrebbe voluto riversare sul mondo la pace, e per le genti di ogni lingua e cultura la sua gloria, la kavod Adonai, il “peso”, quella sua divina presenza, che sarebbe stata per tutti benedizione e prosperità. Per tutti!
Nella Prima lettura la promessa di Isaia continua: «Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati».
Gerusalemme, città e madre della pace, di fronte a queste parole, dicci, chi mente? Dicci se mentiva il visionario Isaia o se siamo noi a mentire! Dicci se mentiva Dio o se siamo noi a mentire!
Diccelo oggi, mentre le tue strade grondano sangue e violenza.
Diccelo, città e madre di pace, mentre alcuni tra i tuoi figli cadono, uno dopo l’altro, vittime giustificate per salvarne o vendicarne altre.
Che cosa conta davvero? Oggi non possiamo non chiedercelo!
Quello che Paolo chiedeva ai Galati, anche con una certa forza, oggi lo chiederebbe anche a noi, e anche a te, Gerusalemme: che cosa conta davvero? La circoncisione? La legge? O l’essere nuova creatura?
Cosa conta davvero? Quello che di Dio ci sembra di capire o la vita che lui vorrebbe poter generare anche oggi?
Quello che di lui capiamo ci arma contro gli altri.
Quello che lui vorrebbe per il mondo ci disarma costantemente.
E allora, chiediamocelo: che cosa conta davvero oggi per noi? Per noi cittadini del mondo… per noi credenti in un Dio… per noi generati dall’Onnipotente… per noi salvati da un Crocifisso.
Oggi questo mondo ha bisogno non di fedeli armati, qualunque sia la loro fede, ma di operai di un regno che ha a cuore solo la pace e le genti. Una pace disarmata e disarmante e popoli fratelli.
Abbiamo bisogno di chi ancora oggi scelga di andare come agnello in mezzo ai lupi.
Abbiamo bisogno di chi scelga di essere artigiano di una pace fatta di scelte, di gesti, di benedizione, di volti, di persone sorelle.
Abbiamo bisogno di chi riesca a vedere che i nomi di ogni donna e di ogni uomo sono scritti nel cielo di Dio. E per questo si rallegri.
Manda, Signore, operai dal cuore nuovo, capaci di vie nuove, di doni nuovi, di orizzonti nuovi.
Manda, operai, Signore
Il mondo piange, Signore,
lacrime di dolore e disperazione.
La terra grida, Signore,
e al tuo cuore arriva
il terrore di figlie e figli,
e l’impotenza di madri e padri.
Ma la guerra si fa strada nei cuori.
Manda, Signore, operai per la tua messe,
per la terra che hai creato,
per le genti che hai voluto figlie.
Manda, Signore, donne e uomini di futuro,
che a mani disarmate e fede nel cuore,
scelgano di rispondere alla più attuale
e urgente tra le vocazioni:
essere pace, donare la vita per la pace.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 10,1-12.17-20)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
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