Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
(Mt 28,19a.20b)
Lui ascende al cielo, e da quel momento l’umanità è innalzata accanto al Padre. Non il concetto di umanità. Non l’ideale di umanità. Ma la nostra umanità, quella carne di cui tutti noi siamo fatti, quella fragilità che è la nostra storia, il nostro corpo, le nostre cadute, la nostra memoria, i nostri sogni…
Nel Figlio asceso al cielo, quell’umanità di cui anche Dio si è impastato, siede alla destra del Padre, accanto al Padre. La nostra umanità, anche quella carne ferita, colpita, uccisa, è innalzata con il Signore, nel Signore, accanto al Padre dei cieli, accanto al Signore e Creatore del tempo e dello spazio.
Io chiudo gli occhi e nella fede vedo ognuno di noi lì, dove mai saremmo potuti essere se il Risorto non avesse dato la sua vita per noi. Ci vedo accanto a Dio, con lui eterni; da lui custoditi, amati; per lui preziosi.
Lui ascende e ci porta con sé, in sé.
C’è una frase che oggi attraversa le letture che la liturgia ci offre: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Sono le ultime parole del Vangelo di Matteo, che risuonano nel versetto alleluiatico.
Ecco, lui è con noi tutti i giorni perché noi siamo stati portati da lui nel cuore del Padre, lì dove è la sorgente di ogni vita.
Lui è con noi perché nella sua ascensione non c’è più cielo e terra, ma nel cielo ora c’è la terra, e di cielo anche la terra può risplendere.
È questa la straordinaria certezza che mi accompagna, è questo ciò che vorrei riempisse le mie giornate, i miei infiniti tentativi di annunciare il Vangelo… i miei e quelli di tutte e tutti coloro che vorrebbero che il Vangelo riempisse di colore e di bellezza questo mondo e chi lo abita.
Ma ci perdiamo in mille rivoli, in asfissianti tentativi di trattenere le cose e anche Dio.
Noi desideriamo il cielo ma non ne reggiamo i ritmi, le logiche, gli orizzonti. Mentre il Vangelo ci chiede di alzare gli occhi, di spostarli dal nostro ombelico, noi abbiamo bisogno di sapere quali saranno i tempi in cui la salvezza accadrà, in cui Dio ci ascolterà, in cui le cose inizieranno a girare come ci aspetteremmo. E Dio invece ci convince nell’assenza, e ci chiede di fare lo sforzo di desiderare una fede che riesca a spingersi sempre un po’ più oltre. Non un oltre noi, ma un oltre con noi. Una fede forte di una certezza: siamo fatti per il cielo, la nostra umanità, noi siamo accanto a Dio, noi siamo con Dio, lì dove lui è.
È così che dovremmo pensarci, in ogni istante della nostra vita.
È così che dovremmo pensare chiunque ci vive accanto.
È questo il pensiero che dovrebbe disarmare ogni nostro gesto, ogni parola, ogni pensiero nemico.
Oggi, fermiamoci e chiediamo il dono dello Spirito perché ci dia il coraggio di una fede incarnata, di un Vangelo vissuto, di una bellezza annunciata costantemente.
Diventa ogni giorno più difficile sentirmi discepola del Vangelo, comunicatrice del Vangelo in un mondo sempre più armato. È sempre più difficile sapere di essere attraversata da Dio, come tutte e tutti noi sulla faccia della terra, e poi fare i conti con parole, gesti, silenzi, scelte che uccidono il diverso, ovunque sia… chiunque sia.
Noi mandati ad annunciare il Vangelo, inviati per rendere discepole le nazioni, sapremo rendere discepoli autentici noi stessi?
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Il tuo Spirito su di noi
Manda su di noi il tuo Spirito, Signore,
perché la vita di Dio ci attraversi,
perché ci renda nuovi.
Renda nuovo il nostro sguardo sul mondo.
Renda nuovo il nostro modo
di prenderci cura del mondo.
Renda nuova la nostra coscienza
verso un mondo fatto di popoli fratelli.
Figlio del Padre,
che accanto al Padre hai portato
la nostra fragile carne,
insegnaci a desiderare
la pienezza di umanità che
il Vangelo ci fa gustare:
aiutarci a crederla possibile,
rendici capaci di realizzarla.
Manda il tuo Spirito, Signore risorto:
sia la forza interiore che ci scuote,
sia la vita nuova che ci apre.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 24,46-53)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
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