«Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto, e riposatevi un po’»
(Cf. Mc 6,31)
Proprio in questi giorni, mentre stavo preparando la riflessione sulle letture della XVI domenica del Tempo Ordinario, da un caro amico parroco, ho ricevuto un messaggio che riprendeva alcune parole di papa Francesco. Ne riporto qui solo l’incipit, perché mi sembra il miglior commento a queste letture.
«Pensate a una madre single che va in chiesa o in parrocchia, e dice al segretario: “Voglio battezzare mio figlio”, e si sente rispondere: “No, non si può, perché lei non si è sposata…”. Teniamo presente che questa madre ha avuto il coraggio di continuare una gravidanza; e cosa si trova? Una porta chiusa!»
Ora ditemi: che cosa potevo aggiungere di più a commento di quanto leggiamo dal profeta Geremia nella prima lettura? È scritto: «… dice il Signore: “Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati… ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Radunerò io stesso le mie pecore… le farò tornare…»
Davanti a noi il Dio che non misura, che non conta le presenze, che non fa meritocrazia.
Davanti a noi il Dio-pastore che – come insegna Isaia – accompagna le pecore madri appesantite e rallentate, solleva gli agnellini che non riescono ancora a camminare, e sta al passo degli agnelli più giovani e sgambettanti.
Davanti a noi il Dio del “resto”, colui cioè che raduna, che non disperde, che si preoccupa di far ritornare a casa chi si è allontanato.
Chiamatemi poetica, ma io credo che per questo Dio, e per questa Chiesa, abbia senso dare la vita. Non voglio spendere neppure un minuto se le energie devono essere sprecate nel chiudere porte, alzare muri, segnare confini. Non solo non mi interessa, ma agire in questo modo è, come direbbe qualcuno, un peccato da confessare.
Ritengo un peccato morale il vivere pensando di poter dire agli altri quale sia la strada giusta e quale quella sbagliata. Mi sembrerebbe davvero di agire contro il Vangelo.
Io continuo a credere che non saranno le invettive, non saranno i richiami, non saranno gli ammonimenti a salvare la storia.
Continuo a credere che solo la bellezza salverà il mondo: la bellezza di donne e uomini che avendo dato la vita per il Vangelo non sprecano neppure un secondo in cosucce umane da quattro soldi, non sprecano tempo in giudizi, non sprecano tempo in inutili puntini sulle i. Non lo sprecano perché sanno che le vie di quel Pastore sono davvero infinite. Sanno che non c’è storia, non c’è azione, non c’è coscienza che non possa essere illuminata e guarita dalla bellezza del Dio-pastore.
Io continuo a credere che solo la bellezza salverà il mondo: la bellezza di donne e uomini che si lasciano attraversare dalla tenerezza della prossimità e ne divengono canale; la bellezza di donne e uomini che desiderano e scelgono di essere il volto bello di Dio in questo mondo, le sue mani che accolgono (ma non con paternalismo!), il suo cuore che ama (ma senza misure né puntualizzazioni), il suo volto che nonostante tutto non può che benedire.
Io credo che con profonda onestà intellettuale ed evangelica dovremmo dirci e dire ufficialmente quale Chiesa vorremmo essere.
Io sogno, e vorrei, e spero, e lotto, e punto su una Chiesa-porta-aperta, sempre e comunque; una Chiesa-porta-aperta fatta di comunità che sanno essere controcorrente rispetto a una solitudine ormai troppo sistemica.
Siamo soli, anche se insieme; siamo troppo chiusi nei nostri mondi e nei nostri giudizi: lo siamo nelle comunità religiose, lo siamo nelle parrocchie, lo siamo nelle tantissime realtà ecclesiali, lo siamo nelle comunità sociali. Siamo comunità di soli che sono diventati esperti di dighe e che hanno disimparato a costruire ponti.
E invece siamo eredi del Dio-pastore che ha fatto dell’Amore la sua sola logica e il suo perché. Tutti noi siamo stati riagganciati intimamente a Dio dal cuore di quel Figlio che ama dello stesso amore del Padre. È lui che con il dono della sua vita ci ha riconciliati definitivamente con il cielo; lui che continua – con-passione – a donare pace alla nostra vita.
Chiamaci a te
Signore Gesù, chiamaci a te,
per restare con te,
per riposare sul tuo cuore e ritrovare
il senso di ogni scelta e di ogni andare
verso coloro a cui ci mandi.
Chiamaci a te,
per imparare da te
quanto necessario sia l’amore.
Chiamaci a te,
per scoprire che con te non si resta,
con te si parte.
Chiamaci a te,
e insegnaci ad andare restando.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
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1 commento su “Con il cuore del Dio-pastore – BUONA DOMENICA! – XVI domenica del Tempo Ordinario – Anno B”