L’apertura della Prima lettura e la chiusura del Vangelo, in questa settima domenica del Tempo Ordinario, sono perfettamente allineate: «Siate santi – dice Dio a Mosè – perché io, il Signore vostro Dio, sono santo» e «siate perfetti – dice Gesù ai suoi discepoli – come è perfetto il Padre vostro». Sembrerebbe non esserci via di uscita: La chiamata è chiara. E se la Prima lettura precisa alcuni aspetti, alcune piccole ma importanti attenzioni, alcuni fondamentali atteggiamenti, il Vangelo va nel dettaglio e supera in descrizione ogni nostra immaginazione. L’elenco è lungo e si pone in continuità con quanto già annunciato da Matteo nel brano della scorsa domenica. Gesù entra nel merito delle azioni, perché a quei suoi discepoli le cose siano ben chiare. Il Vangelo fa una proposta concreta in termini di trasparenza, onestà, cura, presa in carico. Chi lo segue deve iniziare a smetterla di aspettarsi sempre qualcosa dagli altri; il discepolo deve fare per primo ciò che ritiene evangelico e non può nascondersi dietro la bottiglia di plastica trasparente del: «Se vogliono sanno dove trovarmi», «Se mi trattano così, poi che cosa si aspettano?», «Io ho la mia vita, i miei tempi, i miei spazi», «A tutto c’è un limite, non si può perdonare sempre». Ma sia chiaro, questo non significa legittimare il maltrattamento, il comportamento scorretto, anche l’abuso. Qui siamo a un altro livello. L’invito alla trasparenza e onestà della Prima lettura si raffina, e diventa nel Vangelo un invito alla presa in carico dell’altro, anche della sorella e del fratello che è causa di male oggettivo.
Il percorso da fare non è di copertura. Non ci è chiesto di far finta di non vedere, di farci una ragione per il male che vediamo perpetrarsi sotto i nostri occhi. Tutt’altro! Porgere la guancia a chi ci ha appena colpito significa restare aperti alla fiducia, ridare nuove possibilità, non sigillare la porta del cuore. Lasciare il mantello a chi ci sta già sottraendo la tunica significa diventare capaci di una profonda libertà interiore, che sa andare oltre, che sa rimettere in gioco un di più. Fare un miglio in più di quanto qualcuno ci ha già chiesto di fare significa avere il coraggio e la determinazione di accompagnare l’altro in un cammino di autenticità, di scoperta di sé, di trasparenza. Amare coloro che riteniamo esserci nemici significa decidere di non coltivare astio, vendetta, disprezzo nei confronti di quei fratelli e sorelle da cui ci sentiamo attaccati.
Mi direte: «Ma è difficile!». Sì lo è. Anche io lo dico a Dio almeno una volta al giorno. È difficile! E nulla ci aiuta a vivere così. Tutto, anche chi predica il Vangelo, spesso ci delude e a volte ci ferisce. Tutto attorno a noi ruota in verso opposto. E spesso anche tutto ciò che è dentro noi.
Questa pagina evangelica umanamente fa rima solo con una parola: perdere. E chi vive così, diciamocelo pure: è l’imbecille di turno, il bonaccione, quello che tanto alla fine ti dice sì.
Eppure per quanto sia difficile, noi possiamo vivere, possiamo realizzare, possiamo dare concretezza a quanto il Vangelo chiede. Perché? Perché siamo tempio di Dio e Dio stesso vive in noi. Solo per questo. È in lui che ritroviamo continuamente il via. È lui colui che da dentro ci muove, ci cambia, ci trasforma. Ci rende capaci di agire in modo tale da far splendere nella notte oscura delle relazioni la luce del dono e dell’amore.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Ama in noi
Siamo tempio di Dio, Signore Gesù,
siamo spazio in cui
ogni riconciliazione
è sempre possibile,
ogni vita può essere ricostruita,
ogni ferita guarita.
Vivi in noi, Maestro d’amore,
per riuscire a credere
nella risurrezione di chi colpisce,
di chi strappa, di chi distrugge.
Ama in noi, perché l’amore convinca
in nome del dono e della gratuità.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
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