“A volte mi chiedo come sarebbe la mia vita se io facessi la tua stessa scelta.
Come si fa a capire la propria vocazione?”
E’ la riflessione-domanda di una delle mie blog-friends. Ed è ciò a cui non vorrei dare una di quelle banalissime risposte, nè la sento come uno dei tanti interrogativi esistenziali che prima o poi passano. Tutt’altro! Da ciò che ho potuto vedere, sentire e accogliere nella mia vita, quest’interrogativo profondo che ogni cuore umano porta in sè, è il punto centrale della vita di ogni Persona, che seppur messo a tacere e, a volte astutamente zittito, o accontentato con risposte di comodo, prima o poi esce fuori, carico di una forza dirompente.
Conoscere chi siamo e chi siamo chiamati a essere: è questo il segreto della felicità, della pienezza, del raggiungimento pieno e liberante della nostra identità. Non stiamo parlando di determinismo. L’ottica in cui siamo chiamati a muoverci è quella di una risposta a un progetto: risposta d’amore per un progetto d’amore… null’altro. La nostra vita, accolta come irradiazone dell’amore divino, di cui ciascuno è scintilla preziosa e unica, custodisce in sè un Sì dal valore cosmico. Un sì che smette di avere senso solo per noi o per chi ci sta accanto. E’ un sì capace di muovere una storia, di dare senso e pace a coloro che incontra, di trasformarsi in possibilità di sì e quindi di vita per tanti altri…
Il punto però mia cara amica, non è fare la mia stessa scelta. Ma realizzare quel progetto che da sempre è stato pensato per te. Una volta il papà di una giovanissima ragazza mi ha detto: “Quanto vorrei che mia figlia diventasse, come te, suora Paolina. Che vivesse la tua stessa pace, che sprizzasse la tua stessa gioia”. Mi chiedo… la sua pace e la sua gioia dove abitano?
Ma ho conosciuto anche una mamma di una ragazza di 19 anni che ha fatto di tutto per allontanare sua figlia da Dio e da quella che sarebbe potuta essere la via della sua felicità. Ci è riuscita. Lei è contenta, ma la figlia continua a saltare a destra e a sinistra? Troverà la casa in cui abitare, riuscirà a ridare pace al suo cuore e luce ai suoi occhi così tristi?
Nessuno può dire dove abiti la felicità… o almeno nessuno può dirlo al posto di un altro.
Ciascuno è chiamato ad ascoltare, a dare valore alla storia, alle relazioni, alle emozioni e agli incontri.
Ascoltare: questo è il primo passo!
Ascoltare Dio, perchè parla. Ascoltare il cuore e ciò che desidera, ma non in superficie… ascoltarlo in profondità, in quegli angoli più segreti. Ascoltare insieme… perchè a Dio non ci si arriva da soli, perchè da soli non si riesce a penetrare il buio, restandoci…
Vocazione non è scegliere cosa fare e con chi farlo. Ma scegliere chi essere, in uno scambio costante di libertà che si incontrano e si rinnovano. Vocazione è rispondere a qualcuno che chiama e la cui voce è chiara, appassionata, vera. E’ la voce di Dio. E’ la voce di Colui che sogna in grande! E’ la voce di chi non può, ridurci alla terra, perchè sa che il nostro cuore custodisce il cielo.
Coraggio ragazzi siete fatti
per far vivere Dio in voi!
Siete preziosi e fondamentali per questo mondo e con voi tutta la creazione, il cosmo, l’universo sta aspettando che il vostro sì coraggioso e sincero dia un senso nuovo a questa nostra porzione di storia… mi verrebbe di chiamarvi per nome, uno per uno… ma scelgo di non farlo per riservatezza… sapete di avere un posto in quella nostra preghiera quotidiana che per voi altro non chiede se non la grazia di guardare Dio negli occhi e la fiducia di tuffarvi nella pienezza del suo amore.
non è facile……!!!
io per esempio non so ascoltare!!!!
sono stata fidanzata…ed ero infelice!!!
sono stata in monastero…e ho avuto paura!!!
ora sono confusa e …irrisolta!!!!
lascio che i giorni passino….
Cara Adele, proprio no!!! Non si può incasellare il sogno di Dio per noi. Lo si può solo cercare e trovare. Hai ragione la fantasia di Dio è sfrenata anche se mai disarticolata, è creativa ed effervescente come la santità. Suore, preti, mogli e mariti sono solo alcune delle vie possibili, giuste solo se desiderate per noi. Guarda l’orizzonte “attendendo”… nella più serena coscienza che può essere molto più vicino di quanto immagini. Parola di chi ci crede!
a me piacciono le parole, e mi piace cercarne tutti i possibili sensi. allora se SrMa me lo consente, provo a scavare un po’ nelle parole.
ATTENDERE sembra una parola innocua e statica. Invece nasconde in sé un movimento continuo: ad-tendere, “tendere a”, ed è anche sollecita e pronta a interpretare segnali e bisogni (da qui l’attendente militare, ad esempio, o l’espressione “attendere alle cure domestiche”). Per assonanza, ed etimologia, assomiglia al francese atteindre, che però significa: andare, arrivare a, estendersi, giungere a, raggiungere. Insomma, tutto il contrario di starsene fermi ad aspettare.
ASPETTARE infatti significa stare a guardare (ad-spicio), senza darsi molto da fare, anzi “attendere pazientemente senza muoversi, quasi con l’occhio intento, verso la persona o la cosa che deve arrivare”. Ma se lo traduco in spagnolo o portoghese… che bello: diventa ESPERAR. Attendere e sperare sono la stessa cosa, e sperare significa sempre “tendere verso una meta”.
E infine, della famiglia fa parte DESIDERARE, forse la più bella di tutte, e anche la più struggente, perché significa “fissare attentamente le stelle”, ma a me piace pensarlo come “chiedere al cielo”.
Insomma, io mi sono stancata di aspettare, ma non di attendere, sperare, desiderare. Che cosa? A volte non lo so neanche io. Non so cosa mi convenga desiderare, cosa sia meglio per me. Verso quale meta sto andando?
E siamo proprio sicuri che in questo mondo si possa essere persone cristiane complete solo se si diventa preti/suore o mariti/mogli/genitori? A me sembra che la fantasia di Dio sia molto (ma molto) più grande delle nostre caselline ben determinate.
E allora, mentre Gli chiedo per favore di darsi una smossa, gli chiedo anche di farmi vedere il mio cammino con i Suoi occhi, di farmi desiderare quel che Lui desidera per me. E di non farmi arrendere mai a questo tepore/torpore che mi rende una cosa morta.
Amen.
Per un po’ di giorni ho portato in preghiera i vostri interventi, che più che altro mi sono sembrati una sorta di grande e straordinario ampliamento del post… e c’è stata una mia personale certezza che è riemersa in modo forte: “A Dio non si arriva da soli!”. In tanti avete accennato ai segni, a quella sorta di sms che Dio manda come luci accese sulla nostra strada. A segni da cogliere, vedere, accogliere, interpretare. Ma come si fa? Chi ci può dare la certezza di aver capito bene? Chi può toglierci dal dubbio che non siano solo illusioni, travecole, auto-suggestioni?
C’è una cosa che è un po’ “nemica” di Dio: l’indipendenza, il bastare a se stessi, il credere che ciò che penso io sia ciò che è giusto. Per questo i grandi santi indicano alcune forme di saggezza nel discernimento: una tra tutte è la direzione spirituale. E attenzione non parlo di confessione, quella è un’altra cosa… ma di confronto nella fede con una persona, uomo o donna, che vi possa accompagnare nel percorrere le vie di Dio, nell’ascoltare la sua voce, nel frenare o sollecitare il vostro cammino. Anche se mai nessuno e in nessun modo, potrà sostituirsi a voi nella scelta. Non basta aspettare che le cose cambino, non basta vivere come viene… è necessario fare in modo che le cose accadano, che Dio abbia la possibilità di parlare e di essere ascoltato… non sempre i nostri tempi sono quelli di Dio e forse se continuiamo ad aspettare quello che oggi non ci basta potrebbe continuare a non bastare… ma da nessuna parte c’è la certezza di trovare una risposta se non è il nostro cuore a decidere di volerla ascoltare e se non sono le nostre labbra a voler pronunciare una risposta che abbia il sapore della vita.
Mia cara amica, la tua risposta è tanto chiara quanto oscura rimanga la mia!!!
una volta mia madre mi ha detto:
“quando preghi prova a chiedere a Dio non quello che tu vuoi, ma quello che Lui vuole da te”.
questa sua frase mi fece riflettere tanto e proprio quando ho cercato Dio veramente, intorno a me e dentro di me, Gli ho posto questa domanda.
la cosa meravigliosa sai qual’è?
mentre io Gli facevo questa domanda, si avvicina a me un frate e mi dà in mano un volantino..
non ricordo nulla di quello di cui trattava quel volantino perchè i miei occhi stavano leggendo una sola frase:
“Dio vuole da te che tu testimoni il Suo Vangelo.. ovunque.. nel posto in cui ti trovi.. in famiglia, al bar con amici, ecc”..
non ti dico i brividi!!!
sono tornata a casa e non facevo altro che pansare a questo..
partendo da zero, da una conoscenza scarsissima del Vangelo, adesso sono cathechista (preparo per la cresima i ragazzi e gli adulti).
ma…
sento ancora che non è abbastanza!!
sento che dovrei fare qualcos’altro, lo sento, ma non so cosa..
e aspetto: quando sarà il momento giusto Dio me lo farà capire.
ma spesso sento che la mia gioia ancora non è completa..
io stessa mi sono posta tutti gli interrogativi ma ora ho capito che devo solo aspettare: arriveranno le mie risposte prima o poi.
E’ vero quanto dici tu Ceylon, ma nella mia esperienza passata, posso dire di essere stata “bombardata” ogni giorno da segnali venuti dall’alto, ero io che non li volevo cogliere, mi ero incaponita perchè pensavo che mi aspettava chissà cos’altro. Come si dice, prima udivo, ma non sentivo, guardavo, ma non osservavo, amavo, ma non volevo bene, senza tutto questo, come dici anche tu, vivevo la mia vita accontentandomi di quello che avevo, ma non la sentivo veramente come mia. E’ il sentimento con cui si vivono gli eventi che cambiano enormemente le cose ed è forse un pò il significato del Vangelo di Matteo di oggi.
“è questo il segreto della felicità, della pienezza, del raggiungimento pieno e liberante della nostra identità…”
Quello che hai scritto è bellissimo!!! Il segreto su cui mi arrovello giornate intere è svelato in parole così semplici e vere…
Solo che…quanta pazienza ci vuole per capire, quanto tempo in attesa di…un segnale! E il rischio è quello di farsi andare bene quello che già si vive perchè a farsi troppe domande ci si stanca e alla fine…può andare bene così. Poi, come dici tu, l’interrogativo salta ancora fuori e…ti sconvolge di nuovo!!!
Anni di ricerca affannosa, cosa fare della mia vita? Cosa sarà meglio per me? Giù a fare programmi. Farò questo, no farò quest’altro. Aiuto, ho chiesto aiuto tante volte a persone di fiducia, pensando che potessero concretamente darmi una risposta, ma mai nessuno lo ha fatto o io ho seguito un minimo loro consiglio, non li sentivo per me. Mai nessuno mi ha potuto dire cosa fare della mia vita.
Oramai stanca, mi arresi, mi abbandonai agli eventi, iniziai a VIVERE LA MIA VITA e finalmente ho trovato la mia vocazione. Si, proprio quella mi dava la felicità, vivere la mia vita, la quotidianità, affrontare le difficoltà che mi si presentavano in famiglia, a lavoro, con gli amici, affrontarle con gioia per me e per gli altri, questa è la mia vocazione. Finalmente lo so. Sono contenta della mia vita, anzi forse ancor meglio SONO CONTENTA DI VIVERE, ogni aspetto della mia vita, sia il bene, come anche il male che la quotidianità ogni giorno mi dona, che fa parte della vita e paradossalmente quasi sempre porta, dopo un pò di tempo, al mio bene. E pensare che la mia vocazione l’ho cercata per anni e in effetti già la vivevo senza esserne consapevole! Grazie Signore per avermi aperto gli occhi, il cuore e le orecchie per capire tutto questo e prego per ogni giovane, perchè possa trovare la propia vocazione nella propia felicità. Ciao a tutti.
Capire la propria vocazione non è semplice,soprattutto non è semplice porsi in quella condizione di totale ascolto di Dio perchè, spesso, per comodità, piuttosto che ascoltare, ci limitiamo ad interpretare le Sue parole come più ci fa comodo!!!Pensiamo attraverso “pensieri umani”, troppo umani e poco spazio lasciamo ai pensieri di Dio! Pensiamo per esempio che sposarsi, partorire dei figli…può essere cosa gradita a Dio perchè Lui stesso ha detto: “crescete e moltiplicatevi”, o al contrario pensiamo che nel diventare suora o prete, donandoci completamente a Lui possiamo renderlo più felice e possiamo amarlo di più. Non credo che Dio preferisca le suore o i preti agli sposati nè viceversa, credo solo che ognuno di noi è chiamato ad un progetto unico, pensato solo per noi, che nessuno potrebbe realizzare al posto nostro…e immagino Dio sorridere di cuore quando un suo figlio accetta con coraggio, forza, gioia, determinazione…la sua strada e decide di percorrerla!!! Mi viene da pensare alle rose…che spesso vengono considerati i fiori più belli…ma una persona che ha in sè il seme di margherita non può sforzarsi di diventare una rosa solo perchè la crede più bella, perchè non solo non diventerebbe mai una rosa ma rischierebbe di non sbocciare neanche nel suo massimo splenedore di margherita!Dunque ognuno deve far fiorire in sè il fiore di cui possiede il seme…chi è chiamato al matrimonio non diventerà mai una buona suora e, chi è chiamato alla consacrazione, non diventerebbe mai una buona sposa e madre. Allora, anche se non penso sia facile, credo che noi cristiani dovremmo affidare il nostro seme al giardiniere-Gesù affinchè possa fiorire nel suo massimo splendore! Guardiamo Dio negli occhi, ascoltiamo ciò che dice e anche ciò che non dice affinchè ogni giorno, non solo nelle grandi ma anche nelle piccole cose, possiamo capire la Sua volontà, accettarla, realizzarla e così essere nella gioia e nella pace!
Vocazione non è scegliere cosa fare e con chi farlo. Ma scegliere chi essere.Un sì capace di muovere una storia.
Senza parole