Pentitosi, andò.
(Mt 21,30)
Il Vangelo della XXVI domenica del Tempo Ordinario ci porta nell’ultimo periodo dell’esistenza di Gesù, tempo di avvicinamento a Gerusalemme, tempo di tensioni con i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, tempo di parole sempre più chiare e decise per coloro che seguono le sue orme e che sono chiamati a essere discepoli del Regno, un Regno sempre più al centro del suo messaggio, e cuore stesso di tutti gli eventi che accadranno da lì a poco, Golgota incluso.
Le parole che ascoltiamo oggi sono pronunciate da Gesù nel Tempio, una risposta alla provocazione lanciata dagli anziani pochi versetti prima: «Con quale autorità fai queste cose?» (Mt 21,23). E queste cose erano: guarigioni, ingressi – suo malgrado – osannati, meraviglie di ogni tipo, ma anche sdegno e forza verso chi abusava di Dio, della sua casa, del suo nome.
Ecco, con quale autorità puoi parlare di Dio? Nelle nostre orecchie fa ancora eco il rimprovero della scorsa settimana: «Sei geloso perché io sono buono?». Davanti a Dio che cosa conta di più? E sì, Gesù è il figlio, e chiaramente conta infinitamente di più… ma poco prima dei versetti che oggi ascoltiamo, lui ha detto ai suoi discepoli: «Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete». Quasi a lasciar intendere che davanti a Dio contiamo un po’ tutti, purché mettiamo in gioco ciò che Gesù stesso ha messo in gioco: la fiducia…
Ma ritorniamo al Vangelo di oggi. Davanti a noi ancora una vigna e, questa volta, non servi, ma figli; figli mandati a lavorare.
I figli siamo noi e la vigna è il Regno. Proprio in questi giorni un biblista diceva: «La vigna non è la Chiesa, ma il regno di Dio». La vigna non sono i nostri progetti, i nostri carismi, gli istituti, le missioni, le nostre comunità… La vigna è il regno di Dio e i suoi immensi confini. È lì, nello sconfinato Regno, che il padre ci chiede di andare, di tessere fiducia tra lui e il mondo, di edificare ponti di connessione tra lui e il mondo, di seminare riconciliazione tra lui e il mondo. Figli nel Figlio. Testimoni nel Testimone.
Sembra dunque che avere autorità, contare, essere persone di peso, nel Regno, non dipenda da altro se non dal mettersi in gioco istante dopo istante, divenendo parte di un progetto universale di salvezza, lo stesso progetto che abita il cuore del Padre, e di cui il Figlio è stato Vangelo.
Il sì, il no, l’obbedienza formale, le scelte, gli errori, le cadute… Cosa conta? Conta ciò che decidi di essere; conta da che parte scegli di stare, contano le scelte effettive al di là delle parole, conta chi sei quando la vita ti spezza, conta la porta che apri quando tutto ti direbbe di serrarla. E no, nel regno di Dio non contano le cadute… anzi le cadute proprio non si contano, si contano le ferite perché possano essere guarite. No, nel Regno non conta cosa facevi, ma chi scegli di essere quando scopri il volto di Dio, quando ti accorgi di essere un chiamato all’amore.
Per questo davanti alle meraviglie operate da Gesù ancora oggi non possiamo permetterci di perdere tempo cercando di capire perché, come sia possibile, quali siano le logiche di Dio. È tempo perso, appunto.
L’autorità di Gesù gli viene da quello straordinario rapporto con il Padre. Allo stesso modo, la forza del Regno, la sua pervasività, il suo diffondersi è affidato anche alle nostre scelte, alla nostra capacità di puntare tutto sulla fiducia in chi ci manda, di credere che lui potrà sempre riscattare ogni vita, ogni ferita, ogni storia.
Credere. Questo è il centro di tutto. Credere nell’amore che può sovvertire ogni misura: crederlo perché è già accaduto, e può sempre accadere.
Che ne dite? Tutte pronte? Tutti pronti a lavorare nel Regno?
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Andare nella vigna
Dio, sorgente in cui la vita zampilla e il Regno si diffonde,
rendi intensa e penetrante la tua voce
perché ci scuota da noi stessi e dalle nostre misure
e ci spinga oltre, dove la vita vuole fiorire,
dove l’amore vuole guarire,
dove il dono vuole moltiplicarsi.
Liberaci da noi stessi per andare nella vigna.
Rendi leggeri i nostri passi per non rallentare.
Allarga il nostro cuore perché “sì” possa essere
la nostra risposta alla tua chiamata,
ovunque ci chieda di andare per essere vita.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
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