«Seguimi» Gv 21,19
L’ultima volta che avevamo visto gli apostoli – nel Vangelo della II domenica di Pasqua – eravamo a Gerusalemme, nel cenacolo. L’evangelista dopo aver raccontato il loro incontro con il Signore e il dono dello Spirito, aveva chiuso il suo Vangelo dicendoci: «Questi segni [scelti in realtà tra tanti] sono stati scritti perché crediate». E sembrava che quelle righe fossero di chiusura, quasi testamentarie… un’eredità praticamente.
Ma qualcosa continua, forse c’è ancora altro da puntualizzare. Forse la comunità a cui Giovanni scrive ha bisogno di un ulteriore passaggio. Forse quei segni raccontati non bastano ancora, non sono sufficienti per aiutare la fede incerta di chi, nel Dio incarnato, morto e risorto, non riesce ancora a credere.
Quest’ultima parte del Vangelo di Giovanni ci porta sul lago di Tiberiade. Luogo da cui tutto è iniziato. Luogo di chiamata e quindi di memoria. Luogo e tempo in cui ritornare in se stessi, guardare al vissuto, alle proprie fragilità, alle cadute… e scoprire al tempo stesso che proprio in quei momenti più difficili e quotidiani siamo stati scelti da Dio, chiamati alla salvezza, resi partecipi di progetti più grandi di noi.
Spero che nessuno di voi scelga la forma breve del Vangelo proposta in questa domenica. Spero che ognuno riesca a sfidare la lunghezza del brano per sentire rivolte a se stesso le stesse domande che Gesù ha rivolto a Pietro: «Mi ami? Mi vuoi bene?». Non c’è retorica in queste domande, ma pura chiamata. E non una chiamata tra le tante. Queste domande raccontate dall’evangelista ora scuotono il mondo. Hanno una potenza inaudita e rivoluzionaria. Gesù le rivolge all’uomo da cui è stato rinnegato, all’amico che, per paura, ha mentito.
Questo è Dio! Colui che non ci lascia. Colui che pur tradito non ci rinnega. Colui che continua a sceglierci, nonostante e nelle fragilità.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Eccomi Signore!
Eccomi, Signore Gesù.
Eccomi davanti a te, carico di fragilità e di debolezza,
appesantito dallo scoraggiamento e dalla paura.
Donami il tuo amore,
fammi sentire la forza disarmante
della tua Parola, che ancora una volta mi dice:
«Getta la rete e troverai»;
ancora una volta sussurra al mio cuore:
«Mi ami? Io ti amo!».
Attirami a te, Signore, e solleva il mio carico,
lenisci le mie ferite, cura il mio dolore:
liberami!
Amen.
DAL VANGELO della domenica [Gv 21,1-19]
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
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