8 Marzo. Festa o pit-stop?
Sarebbe festa se nessun volto di donna fosse sfigurato da un colpo violento.
Sarebbe festa se ogni bambina potesse scegliere liberamente chi diventare da grande.
Sarebbe festa se ogni giovane donna, in qualsiasi parte del mondo, fosse libera di scegliere chi amare.
Sarebbe festa se ogni bambina, ovunque, potesse imparare a leggere e scrivere.
Sarebbe festa se ogni ragazza potesse scegliere cosa studiare.
Sarebbe festa se mai nessun corpo innocente venisse violentato, venduto, comprato, stuprato.
Sarebbe festa se nessuna famiglia usasse le proprie figlie per arricchirsi.
Sarebbe festa se le schiave di sesso non esistessero più.
Sarebbe festa se nessun utero fosse usato per appagare bisogni.
Sarebbe festa se ogni madre potesse garantire ai propri figli il pane.
Sarebbe festa se ogni donna fosse retribuita in modo equo rispetto alle sue competenze.
Sarebbe festa se la gravidanza non creasse un problema sul posto di lavoro.
Sarebbe festa se la parità di genere fosse realtà e non un sogno, un’utopia o una lotta ideologica.
Sarebbe festa se la parità di genere fosse una cultura.
Sarebbe festa, ma non lo è, non per me almeno.
Oggi è solo un pit-stop, per ricaricare la coscienza e proseguire nel lavoro, certosino, di dare voce a chi non ha voce, di formare una cultura capace di accogliere, come preziosa, la fragilità, la diversità, la bellezza, l’armonia, la vita.
Ogni donna è il volto luminoso di Dio che ricorda al mondo la determinata caparbietà della vita: capace di rinascere sempre e instancabilmente!
E allora, siccome c’è ancora tanto, troppo da fare, auguro a tutte e tutti noi di valorizzare questa Giornata Internazionale dei Diritti della Donna per dare spessore, profondità, forza e voce a chi quella voce non ce l’ha.