Paolo e Paola…
quando anche il lavoro
mette al centro Dio e l’uomo
Paolo e Paola ci sfidano! Ci sfida il loro modo di essere, di lavorare, di scegliere. Ci sfida la loro fede, che ha saputo e voluto dare colore anche al loro lavoro!
Paolo:
“Se davvero c’è un mestiere che è possibile fare senza passione alcuna, chi mai penserebbe al giornalista? Certo, tanti cliché dell’immaginario collettivo peccano decisamente di troppa fantasia. L’idea, però, di una professione ‘totalizzante’, questa sì è vera: una sorta di ‘vocazione’ o ‘missione’, se posso scomodare i termini… Appartengo indegnamente alla categoria da 9 anni, alla Chiesa da… il mio battesimo. Se penso al mio cammino professionale e di vita, non posso non vedere i doni che la Provvidenza mi ha fatto: la fortuna, o meglio la Grazia, di lavorare con (e un po’ spero anche per) il Papa, la Chiesa, il privilegio di essere un tramite fra la loro voce e la gente, tanto distratta quanto assetata di parole vere. Ed è bello, giorno dopo giorno, pure con tutte le debolezze mie e della Chiesa stessa, maturare un senso più forte di appartenenza a questa grande famiglia.
Ma come essere all’altezza di una responsabilità così grande? E’ la domanda che oggi più che mai, festa del nostro patrono, si fa preghiera a Dio”.
Paolo Fucili – 37enne, nato a Fano è giornalista professionista dal 2002. Dal 1999 lavora a SAT 2000, TV promossa dalla Conferenza episcopale italiana, occupandosi di informazione ecclesiale e dal Vaticano. Dal Giubileo dell’Anno santo 2000 ad oggi segue la vita quotidiana della Chiesa e le attività del Papa. Dal 2006 è vaticanista accreditato presso la Sala Stampa della Santa Sede. Insieme a Leonardo Possati ha pubblicato nel dicembre 2007 “Effetto Benedetto. Papa Ratzinger in 40 parole” – Edizioni Effatà.
Paola:
“ ‘Quando lavorate con amore stabilite un vincolo con voi stessi,
con gli uomini, con Dio’. Ho sempre cercato di farmi guidare da queste parole. In questi anni di lavoro mi è capitato di trattare argomenti che spaziavano dalla cronaca pura all’arte, dallo spettacolo allo sport, ma anche argomenti a sfondo sociale dove emergono con forza disagio, povertà estrema, violenza, sopraffazione, e di contro solidarietà, condivisione, amore profondo per l’uomo.
Calandomi nelle pieghe della vita dell’uomo, mi sono chiesta come avrei potuto rispondere alla mia vocazione di giornalista, e giornalista cattolica; quale contributo avrei potuto dare e come avrei potuto essere strumento docile nelle mani di Dio. E man mano mi sono resa conto che la denuncia per le violazioni della dignità umana va di pari passo con la testimonianza dell’amore per l’uomo. Era lì la risposta: essere al servizio dell’uomo denunciando si, il male che mina la sua dignità, facendo emergere, però, anche il bene che si pone al servizio della sofferenza, dando ‘speranza, sottolineando fatti e realtà dove il Vangelo è vissuto’ ”.
L’altra sera stavo camminando su una delle strade principali della mia città: un corso pedonale sempre trabordante di gente. D’estate, quando tutte le finestre sono aperte, le voci sembrano inerpicarsi su per i muri, lungo i balconi, entrano nelle case e quell’infinito vociare riempie i silenzi.
«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? […]



