Venne una nube e li coprì con la sua ombra.
All’entrare nella nube, ebbero paura.
E dalla nube uscì una voce, che diceva:
«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
(Lc 9,34-35)
È la domenica della Trasfigurazione.
Il Vangelo di Luca ci fa contemplare la bellezza e la potenza di uno dei più straordinari momenti dell’esperienza vissuta da Pietro, Giacomo e Giovanni con Gesù.
Quanto sarà stato intenso e mozzafiato quel volto trasformato dalla luce, dall’immenso, da Dio!
Quanto intenso e al contempo sconvolgente!
Stridono in un momento così il sonno dei discepoli eletti e l’oppressione del loro cuore rispetto a quanto stava accadendo intorno. Eppure Luca ce li ha raccontati, le comunità dei credenti hanno continuato a raccontarli facendone memoria insieme alla trasfigurazione di Gesù. E in questo racconto c’è qualcosa anche per noi.
Sì, Dio ha parlato, e la voce uscita dalla nube continua a essere per noi e per la nostra fede una conferma: Gesù è il figlio, è l’eletto, l’amato inviato per noi; e le sue parole sono acqua che disseta, pane che nutre, vita. Ma forse non basta, non per fare della nostra scelta credente un cammino.
Spesse volte pensiamo alla fede come a una partita da vincere: dobbiamo essere forti, capaci di una fede che smuove le montagne, di una preghiera che strappa miracoli a Dio, di una fiducia incrollabile anche mentre tutto frana.
Eppure lo scrittore biblico non nasconde le fragilità, non cancella i fallimenti, non nega la paura, il terrore, il disorientamento.
Luca lo racconta dei tre discepoli, così come Genesi lo fa per Abram.
La voce di Dio è stabile, è ricca di promesse, conferma, orienta, apre orizzonti inediti e insperati, sorprende. Ma la sua ricaduta nel nostro cuore, nella nostra vita di ogni giorno, spesso arriva come un terremoto: la sua carica di energia è tale da far saltare le nostre certezze, i traguardi raggiunti.
E poi i suoi tempi… Che dire dei tempi di Dio, così differenti dai nostri, così spesso incomprensibili?
Abram – ci dice lo scrittore biblico in Genesi – è raggiunto da una promessa carica di futuro, di benedizione. E la sua risposta è pronta, immediata, libera da “se” e da “ma”. Fa tutto, esattamente come gli è stato chiesto. Fa tutto e poi attende il compimento. Fa tutto e poi attende Dio.
Ecco, è il tempo dell’attesa il vero problema.
Per noi ormai così abituati a ricevere pacchi in tempo reale. Per noi ormai troppo certi di dover ricevere risposte ai nostri messaggi su WhatsApp prima ancora di averli inviati. Per noi il tempo dell’attesa, che per Dio potrebbe significare anni, diventa il tempo in cui la fede può vacillare e la speranza smarrirsi.
È lecito dubitare mentre l’unica voce di Dio che riusciamo a sentire è il silenzio?
È lecito fare i conti con lo stesso terrore e la stessa oscurità che assalirono Abramo quando non facciamo altro che continuare a scacciare uccelli rapaci che si abbattono sui progetti e sui sogni che Dio ci ha messo nel cuore?
Lo scrittore biblico non ha remore nel raccontare il terrore che ha attraversato il cuore di Abram, uomo simbolo di una fede granitica. L’evangelista non ha avuto remore nel raccontarci l’oppressione e la paura vissuta dai discepoli.
Quindi sì, è legittimo, è lecito, è possibile sentire la fede vacillare e la speranza smarrirsi. Ma cosa fare in quei momenti?
Tenere la porta aperta!
Dio arriva di notte, nel buio fitto, e conclude un’alleanza con Abram.
La voce di Dio sul monte arriva mentre Pietro, sconvolto, parla senza capire ciò che chiede.
Dio entra in una storia che si è arresa alla sua assenza e dona il Figlio, e continua a donarlo.
Questa è la certezza che dobbiamo riconsegnare al nostro cuore, ogni giorno.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Avvolgici con la tua presenza
La tua voce, Signore Dio,
penetra le nostre paure,
il buio che a volte ci avvolge,
la stanchezza che ci sfibra
mentre attendiamo risposte.
La tua luce risplende e sfolgora
mentre il mondo è sfiancato
da guerre, violenza, fame…
Tu sei la nostra certezza!
Ma per noi è difficile credere,
difficile attendere nella notte,
difficile tenere testa alla paura.
Avvolgici con la tua presenza,
Signore, insegnaci a scoprirla
anche nel silenzio, ad accoglierla
nell’imprevisto, a reggerla
nello stupore che disorienta.
Tu sei la nostra certezza!
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Liturgia completa su >>> CLICCA QUI
La PREGHIERA e le COVER in formato da scaricare e condividere sui social
I nostri social:







