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Buona domenica!

The Saints Fran Angelico

“Rallegriamoci tutti nel Signore
in questa solennità di tutti i Santi:
con noi gioiscono gli angeli
e lodano il Figlio di Dio”

Antifona d’ingresso
SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

 

La parola a…
Paolo Curtaz

La santità che celebriamo,in verità, è quella di Dio e avvicinandoci a lui ne siamo prima sedotti, poi contagiati.
La Bibbia parla spesso di Dio e della sua santità, la sua perfezione d’amore, di equilibrio, di luce di pace. Lui è il Santo, il totalmente altro ma, ci rivela la Scrittura, Dio desidera fortemente condividere la sua santità con il suo popolo.
Dio ci vede già santi, vede in noi la pienezza che noi neppure osiamo immaginare, accontentandoci delle nostre mediocrità.
Scriveva un grande letterato francese: non c’è che una tristezza, quella di non essere santi. Quant’è vero!
Il santo è tutto ciò che di più bello e nobile esiste nella natura umana, in ciascuno di noi esiste la nostalgia alla santità, a ciò che siamo chiamati a diventare: ascoltiamola.
Tiriamo giù dalle nicchie i fratelli santi, riportiamoli nella quotidianità della nostra vita, ascoltiamoli mentre ci suggeriscono i percorsi che ci portano verso la pienezza della felicità.
I santi non sono persone strane, uomini e donne macerati dalla penitenza, ma discepoli che hanno creduto nel sogno di Dio.
Il santo non è uno nato predestinato, uomini e donne come noi, si sono fidati e lasciati fare da Dio.
I santi non sono dei maghetti operatori di prodigi: il più grande miracolo è la loro continua conversione.
I santi non sono perfetti e impeccabili, ma hanno avuto il coraggio, che spesso noi non abbiamo, di ricominciare, dopo avere sbagliato.
I santi non sono dei solitari: dopo avere conosciuto la gloria e la bellezza di Dio, non hanno che un desiderio: quella di condividerla con noi.
Chiediamo ai santi un aiuto per il nostro cammino: Pietro ci doni la sua fede rocciosa, Francesco la sua perfetta letizia, Paolo l’ardore della fede, Teresina la semplicità dell’abbandonarsi a Dio. Così, insieme, noi quaggiù e loro che ora sono colmi, cantiamo la bellezza di Dio in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se solo ci fidassimo!

 

…e per riflettere puoi scaricare: Lasciar trasparire Dio

 

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Buona domenica!

buio

Chiamarono il cieco, dicendogli:
“Coraggio! Alzati, ti chiama”.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)
XXX DOMANICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Il cristiano è un cieco e un mendicante, come tutti. Come tutti sta ai bordi della strada della vita, tende disperatamente le mani per avere di che vivere: attenzione, affetto, approvazione.
Spesso, però, il mondo lo invita a tacere, a non disturbare, a lasciar perdere, a rassegnarsi.
Anche Dio – ci dicono – in fondo è infastidito dai nostri lamenti.
Se insistiamo, se urliamo più forte, ad un certo punto sentiamo che Gesù, il Nazareno, il Figlio di Davide, ci chiama e ci incoraggia.
Qualcuno, un discepolo, un amico, un evento, ci ripete: Coraggio! Alzati, ti chiama!
Ci fidiamo (i fratelli che ci invitano ad avere coraggio lo fanno con amore e disinteresse!), ci alziamo dalle nostre paralisi, abbandoniamo le nostre incommensurabili paure, gettiamo il mantello della lamentela e siamo raggiunti dal Signore.
Il Signore, oggi e sempre, ci chiede cosa vogliamo da lui.
Potremmo chiedere mille cose: fortuna, denaro, affetto, carriera.
Chiediamone una sola: la luce.
Luce: che importa avere fortuna se non sappiamo riconoscere chi ce l’ha donata?
Luce: quanto denaro serve per colmare il cuore incolmabile di desiderio?
Luce: quante volte l’affetto diventa oppressione e dolore?
Luce: che ci importa diventare qualcuno se restiamo tenebra?
E accade: il Signore ci ridà luce agli occhi e al cuore.
Ora, illuminati, possiamo diventare discepoli.

Il cristiano vive le difficoltà e i problemi di tutti, non è diverso, né migliore, solo ci vede alla luce del vangelo.
E le cose non fanno più paura, il buio è sopportabile, il Signore ci cambia la vita.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Vivere da cristiani

 

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Buona domenica!

Tenerezza

“Non abbiamo un sommo sacerdote
che non sappia prendere parte alle nostre debolezze:
egli stesso è stato messo alla prova
in ogni cosa come noi, escluso il peccato”.

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16)
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Possiamo interrogarci evangelicamente, con franchezza, sul nostro modo di concepire la Chiesa.
Penso, in particolare, a quanti hanno compiti e responsabilità all’interno della comunità: vescovi, sacerdoti, ma anche catechisti e animatori.
Ho visto persone straordinarie, consapevoli dei propri limiti, consumare la propria vita nell’annuncio del Vangelo.
Ho visto sacerdoti in età di pensione e pieni di acciacchi portare portare ancora l’immenso dono del Pane di Vita in piccole comunità sperdute e giovani passare il loro sabato libero a giocare con i ragazzi in un polveroso e improbabile campo da calcio in periferia.
 
Ma ho anche visto (e sento dentro di me), la tentazione dell’applauso e della gloria, del riconoscimento sociale del mio sforzo, del risultato che, in qualche modo, deve essere visibile e quantificabile.
Ho visto (e sento dentro me) rispolverare vecchi titoli e privilegi, giovani preti convinti che basti la loro semplice presenza e simpatia per cambiare le cose.
Ho visto (e sento dentro di me) catechisti offendersi per un richiamo, lettori incupirsi per una minore attenzione, educatori stancarsi al primo soffio di vento.
E penso che dobbiamo ancora fare tanta strada, stare attenti a non cadere nell’inganno della mondanità, guardare sempre e solo al Maestro che ha amato, senza attendersi dei risultati e ottenendoli proprio dando il meglio di sè, in assoluta umiltà e mitezza.

Possano le nostre comunità, marchiate dalla croce, mettersi al servizio dell’umanità, diventare missionarie di misericordia, di tenerezza, di servizio.
Gratutità, sorriso, piena umanità che, ricevute da Cristo, contagiano i nostri quartieri, le nostre famiglie, le nostre scuole.
Dalla logica del sospetto a quella della fiducia, dalla logica dell’accaparramento a quella della condivisione.
Fra noi sia così, fra noi è così se ci accosteremo al distributore di grazia, come suggerisce la lettera agli Ebrei, il Signore Gesù.
Lui, l’amico degli uomini, l’Amante senza misura, la sorgente della tenerezza che ci chiama a diventare sui testimoni.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Valore della sofferenza

 

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Buona domenica!

Alternativa

“Figli, quanto è difficile entrare nel Regno di Dio!
E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
che un ricco entri nel regno di Dio”.
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro:
“e chi può essere salvato?”.
Ma Gesù gurdandoli in faccia disse:
Impossibile agli uomini ma non a Dio!
Perchè tutto è possibile a Dio

Dal Vangelo di Marco (Mc 10,17-30)
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

E Gesù cosa dice?
Gesù non condanna tout court la ricchezza, né esalta la povertà.
Lo dico perché spesso noi cattolici scivoliamo nel moralismo criticando i soldi (degli altri) e invitando a generosità (sempre gli altri). Gesù ama il giovane ricco, lo guarda con tenerezza, vede in lui una grande forza e la possibilità di crescere nella fede. Gli chiede di liberarsi di tutto per avere di più, di fare il miglior investimento della sua vita.
Gesù frequenta persone ricche e persone povere, è libero.
Ma ammonisce noi, suoi discepoli: la ricchezza è pericolosa perché promette ciò che non può in alcun modo mantenere.

Facciamoci dono, facciamo della nostra vita un dono e avremo – stupore – cento volte tanto, come sperimenta Pietro.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Buoni e belli

 

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Buona domenica!

sposi

“L’uomo lascerà suo padre e sua madre
e si unirà a sua moglie
e i due diverranno una carne sola.
Così non sono più due,
ma una sola carne.
Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

 

Che forza! Gesù dice che è possibile amarsi per tutta la vita, che Dio l’ha pensata così l’avventura del matrimonio, che davvero la fedeltà ad un sogno non è utopia adolescenziale ma benedizione di Dio! Quando due giovani decidono di sposarsi e parliamo della fedeltà non stiamo disquisendo di una norma anacronistica di una struttura reazionaria che propone un modello superato: stiamo parlando del sogno di Dio.
A partire da qui, con fatica, con tenacia, i discepoli hanno scoperto la ricchezza del matrimonio cristiano. Da prima di Cristo ci si incontra e ci si innamora, si vive insieme e si hanno dei figli.
Farlo nel Signore, mettere Gesù nel mezzo, fa comprendere delle cose straordinarie, nuove, sconcertanti su di sé e sulla coppia.

Dio crede nell’amore come unico, crede nella possibilità di vivere insieme ad una persona per tutta la vita. Senza sopportarsi, senza sentirsi in gabbia, senza massacrarsi: l’obiettivo della vita di coppia non è vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre!

 

…e per riflettere puoi scaricare: Fedele e totale

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Buona domenica!

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In quel tempo, Giovanni disse a Gesù:
“Maestro, abbiamo visto uno
che scacciava demoni nel tuo nome
e volevamo impedirglielo,
perchè non ci seguiva”
Ma Gesù disse: “Non glielo impedite,
perchè non c’è nessuno che faccia un miracolo
nel mio nome e subito possa parlare male di me:
chi non è contro di noi è per noi”.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,38-43)
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

“Fra voi non sia così”: domenica scorsa il Maestro ci ricordava come tra i fratelli cristiani le relazioni, i rapporti sono diversi dalla logica del mondo.
Se è normale al lavoro, nello sport, in politica ambire a successi, primeggiare, anche a scapito degli altri, questa violenza che nasce dentro – come direbbe san Giacomo – è bandita tra i fratelli cristiani.
È normale ambire a successi e gratificazioni, anche a scapito degli altri. È evangelico decidere di mettere la relazione fra le persone prima di ogni cosa.
È normale che anche nella Chiesa si difendano piccoli privilegi. È evangelico scegliere di servire i fratelli con verità a umiltà.
È normale fuggire la sofferenza e la croce. È evangelico vedere come, a volte, la sofferenza diventa strumento inevitabile per testimoniare la misura dell’amore.

 Iniziamo l’anno pastorale in questa certezza: siamo lo spazio pubblicitario di Dio per il mondo, chiamati a vivere rapporti al nostro interno da “salvati”e a far diventare le nostre piccole e acciaccate comunità città sul monte, segno di speranza per i cercatori di verità.
Un invito che rivolgo a me e a voi, a qualunque esperienza ecclesiale apparteniate, a vivere con leggerezza evangelica: è Dio che converte e salva il mondo.
Noi, al più, cerchiamo di non ostacolarlo…

 

…e per riflettere puoi scaricare: Medicina preventiva

 

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Buona domenica!

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“Da dove vengono le guerre le liti che sono in mezzo a voi?
Non vengono forse dalle vostre passioni
che fanno guerra nelle vostre membra?
Non avete perchè non chiedete;
chiedete e non ottenete perchè chiedete male,
per soddisfare cioè le vostre passioni”.

Dalla lettera di san Giacomo (Gc 3,16-4,3)
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Gli apostoli “Principi della Chiesa”?
No, miseri peccatori sono, miseri e meschini, come me, come voi.
Che ce ne saremmo fatti di splendidi discepoli?
Cosa avremmo capito, noi discepoli, dalle loro vite perfette?
Nelle loro fragilità scopriamo le nostre, nelle loro piccole miserie rispecchiamo le nostre e ne proviamo vergogna.
Al Rabbì dobbiamo guardare, non a noi, non alle nostre rivendicazioni ecclesiali, al nostro metterci a confronto per individuare chi abbia il carisma più efficace.
La Chiesa non è la comunità dei perfetti ma dei perdonati.
Caramente gli apostoli pagheranno la loro supponenza: davanti allo scandalo della croce e davanti alla loro paura ritroveranno l’autenticità del loro cuore e diventeranno – finalmente – capaci di amare.
Non scoraggiamoci dei limiti della Chiesa, dei limiti della nostra esperienza cristiana: al Signore dobbiamo guardare, non alle nostre più o meno evidenti coerenze.
Sogno delle comunità capaci di ascoltare il Maestro – e anche la sua sofferenza – e capaci di superare gli inevitabili piccoli conflitti che sorgono al proprio interno.
Ma non dobbiamo aspettare troppo, la conversione bussa alla porta, l’esperienza quotidiana ci dice che viviamo in un tempo in cui essere davvero discepoli può costare fatica e persecuzione.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Scegli

 

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Buona domenica!

infinito

“Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro”.

Dal libro del profeta Isaia (Is 50, 5-9a)
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Gesù, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la domanda: Voi chi dite che io sia?.
Già. E per me?
A me, nudo dentro, Gesù che dice? Quante risposte!
Gesù diventa una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza del sogno dell’’uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, che condivide, che partecipa. Oppure, attenti al rischio catechismo, abbiamo la risposta confezionata: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”.
Affermazione “corretta”, ma così lontana dal cuore!

Simone osa, si lancia: tu sei il Messia.
Risposta forte, esagerata, ardita: in nessun modo Gesù assomiglia al messia che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla.
Gesù lo guarda, contento, e gli annuncia di essere Pietro, di essere una roccia, dentro di sé.
Simone il pescatore riconosce in Gesù il Cristo.
E Gesù, riconosciuto Cristo, gli restituisce il favore e gli svela che egli è una Pietra.
Se ci avviciniamo a Gesù e lo riconosciamo Signore, subito riconosciamo chi siamo in noi stessi, chi siamo in verità. Dio svela l’uomo a se stesso, sempre.

Iniziamo così il nostro anno pastorale, il rientro all’attività autunnale: chiediamoci, ancora, chi è per noi, oggi, il Signore Gesù.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Segui-mi!

 

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Buona domenica!

 Per me vivere è Cristo

“Ha fatto bene ogni cosa:
fa udire i sordi e fa parlare i muti”

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)
XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B –

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Qual è la tua malattia, amico lettore?
Quale sofferenza hai nascosto in questi anni, per non ferire il tuo sposo, la tua fidanzata, il tuo amico o il tuo figlio? Quale cruccio dell’ infanzia, quale tragedia nella tua famiglia hanno spento il tuo sorriso?
Quale paura tieni nascosta nella cantina del tuo castello interiore?
Quale debolezza psicologica frena lo slancio del passo?
Gesù ti guarisce. Gesù ti salva. Gesù ti ama.
La malattia è dimensione inevitabile tragica della nostra vita, che misura la nostra fragilità, che rivela la dimensione del nostro infinito desiderio di gioia e di luce.
Cristo è la nostra gioia, Cristo è la nostra luce. Siamo guariti nel profondo.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Lotta e contemplazione

 

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Buona domenica!

Riccobono

“Non ero profeta nè figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele“.

Dal libro di Amos (Am 7,12-15)
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno B-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Marco pone delle condizioni all’annuncio, una sintesi per ricordare ai discepoli con quale stile sono chiamati ad annunciare il Regno.
I discepoli sono mandati ad annunciare il Regno a due a due.
Non esistono navigatori solitari tra i credenti, tutta la credibilità dell’ annuncio si gioca nella sfida del poter costruire comunità.
Gesù preferisce al geniale guru solitario il faticoso percorso della condivisione fra anime: è l’amore che abbiamo fra di noi che annuncia, non la dialettica spettacolare.
Parlare della comunità in termini astratti è bello e poetico. Vivere nella mia comunità, con quel membro del gruppo, con quel viceparroco, con quel cantore, è un altro affare.
Non ci sentiremmo forse più a nostro agio da soli o, al limite, in compagnia di qualcuno a noi affine?
Gesù ci tiene alla scommessa della convivenza, fatta per amore al Vangelo.
Al di sopra delle simpatie e dei caratteri, Gesù ci invita ad andare all’essenziale, a non fermarci alle sensazioni di pelle, a credere che la testimonianza della comunione, nonostante noi, può davvero spalancare i cuori.
La Chiesa non è il club dei bravi ragazzi, non ci siamo scelti, Gesù ci ha scelto per avere potere sugli spiriti immondi.
La Parola che professiamo e viviamo caccia la mondezza dai cuori, la parte tenebrosa che ci abita.
Fare comunione pone un limite alle ombre che abitano in ciascuno di noi: senza eliminarle, la luce che porta il vangelo ci illumina e, così facendo, ci rende luminosi gli uni per gli altri.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Tempo di scelte

 

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