«Non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome
e subito possa parlare male di me:
chi non è contro di noi è per noi».
(Mc 9,39)
Ci sono volte in cui noi credenti siamo davvero straordinari. Preghiamo, supplichiamo, chiediamo a Dio in ogni modo che si diffonda la pace sulla terra, che ci siano costruttori di bene, che la carità, la misericordia, il perdono siano atteggiamenti più diffusi tra noi. Poi però quando questo accade, nascono i problemi. Diciamocelo a bruciapelo: è molto più facile riscontrare o provare gelosia verso qualcuno migliore di noi che gioia per quello che questa persona è e opera. Accadeva anche a chi era accanto a Mosè. Accadeva a chi era accanto a Gesù. Accade a volte anche a noi. Anzi, potremmo dire con grande onestà che la gelosia è forse un vero e proprio cancro delle nostre comunità ecclesiali, parrocchie, movimenti, associazioni, comunità religiose. Troppe volte i doni di qualcuno – che poi cristianamente si chiamano carismi, e sono dati da Dio – diventano pietra di inciampo: ci si preoccupa di arginarli, a volte anche di bloccarli, spesso li si mette in cattiva luce, senza pensare che un dono è dato da Dio a beneficio di tutti, e ignorarlo o peggio rifiutarlo impoverisce tutti e ci rende responsabili davanti a Dio.
Nella prima lettura, il libro dei Numeri è chiaro: Mosè viene depotenziato. Il Signore tolse parte dello Spirito che era su di lui lo pose su altri; e questi profetizzano. Nel Vangelo qualcuno scaccia demòni in nome di Gesù, e qualcuno è un tale che Gesù non ha né chiamato né inviato. Ma mentre Giosuè e i discepoli reagiscono con rigore, correttezza e secondo buon senso, Mosè e Gesù ci riportano al cuore Dio. E noi non possiamo che essere travolti da una domanda: perché scandalizzarsi per il bene? Perché stracciarsi le vesti, gridare allo scandalo se sta operando il bene? E se questo qualcuno è persona differente da chi avremmo pensato o da chi ci saremmo aspettati, o diverso da noi, dal nostro gruppo, dalla nostra comunità, dalla nostra parrocchia? Perché ci scandalizziamo, ci arrabbiamo, o peggio denigriamo chi, credendo nel bene, lo sta realizzando solo perché sta fuori dai nostri solchi?
Scandalo dagli effetti pesanti è ferire, colpire, trascurare i piccoli. Che non sono solo i bambini. Sono gli inermi, i fragili, i senza protezione, i senza acqua, senza casa, senza pane, coloro che vengono colpiti ingiustamente (e fatti fuori), anche dalla nostra gelosia…
Di questo dovremmo scandalizzarci, perché questo scandalizza anche Dio.
Con coraggio, oggi, mettiamoci dalla parte del bene, difendiamolo, e difendiamo chi lo opera, anche con fatica.
Fermiamo le nostre mani, la nostra lingua, i nostri pensieri, le nostre azioni se feriscono il bene, se colpiscono l’innocente, se deturpano la vita.
Il bene incontri sempre la nostra amicizia.
Nel tuo nome
Signore Gesù, nel tuo nome
possiamo spargere semi di vita,
nel tuo nome
possiamo diffondere il bene,
nel tuo nome
possiamo essere Vangelo.
È il tuo Spirito a riempirci di vita.
È lo Spirito di Dio a spingerci oltre noi stessi.
Insegnaci a smascherare la gelosia
che vuole trattenere e controllare il dono.
Insegnaci a godere del bene e di chi lo compie.
Rendi la nostra coscienza fine
al punto da frenare la nostra mano,
i nostri piedi, le nostre scelte
quando stanno per generare male. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mc 9,38-43.45.47-48)
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
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