Se il regno di Dio fosse… noi? – BUONA DOMENICA! XVII DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
(Mt 13,44)

«Il regno dei cieli è come…» Questione di bene, male e convivenze. – BUONA DOMENICA! XVI DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Lasciate che l’una e l’altro
crescano insieme fino alla mietitura.
(Mt 13,30)

Senza troppo tergiversare dobbiamo ammetterlo: il male esiste, qualcuno lo genera volontariamente, qualcun altro lo subisce suo malgrado e altri ancora trovano il modo per sconfiggerlo… prima o poi. E in fondo seme buono e zizzania ci confermano tutto questo. Il male c’è e non è frutto del caso, esattamente come il bene. La zizzania sembra essere stata seminata proprio come il seme buono. Bene e male sono destinati a convivere.

Ma è questo il senso del mondo? Per quanto sia incoraggiante sapere che alla fine le cose sembrano volgere verso il bene, davvero il brano del Vangelo in questa sedicesima domenica punta a essere solo una pacca sulle spalle per non farci mollare di fronte al male che vediamo accadere sotto i nostri occhi o che sperimentiamo? Davvero possiamo ridurre il senso del mondo a una contrapposizione così netta? In realtà la contrapposizione è solo nella nostra testa, perché anzi il Gesù che racconta parla di un tempo in cui dividere, e forse anche distinguere, non è così facile. Alla fine dei tempi tutto sarà più netto, perché maturare è scegliere a cosa dare forza: se al bene o al male. Ma ora, in questa sorta di tempo intermedio, dove ogni più piccola scelta rafforza un nostro orientamento interiore nulla è ancora maturo e tutto deve essere vagliato, compreso, scelto. [CONTINUA… Di seguito clicca sul numero 2 accanto alla parola pagine]

Ascoltare, comprendere… – BUONA DOMENICA! XV DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Il seminatore uscì a seminare.
(Mt 11,28)

Parabola straconosciuta, quella che oggi il Vangelo della XV domenica del Tempo Ordinario ci propone. La parabola del seminatore è forse tra le più ascoltate e raccontate. Spesso è anche un po’ usata come una clava. E non capita poche volte che su di essa, a mo’ di messaggio finale, venga imbastita questa chiusura: «Alcuni tra noi rispondono al Signore al 100%, altri al 60, altri al 30%. Ognuno di noi si chieda: E io quanto riesco a rispondere a Dio? Che terreno sono?»

Intanto potremmo da subito smontare questa finale ad effetto. La parola di Dio non parla di una percentuale, non dice 30%, ma precisamente: «il 100, il 60, il 30 per 1». La moltiplica di Dio, per quanto strana, funziona così: moltiplica incredibilmente tutto ciò che riusciamo a mettere a disposizione, anche una porzione piccola come l’1. Quindi è proprio lui a moltiplicare, e lo fa all’infinito. Per cui se c’è una cosa che è certa è che l’obiettivo della parabola non è mettere in luce il nostro fallimento nella fede, ma il suo offrire a noi continue possibilità. E questo non va mai, e dico mai, dimenticato.

Altra straordinaria certezza: il seminatore è il Signore, che semina in noi la parola del Regno, una parola cioè che porta vita, che rende vita perché è essa stessa vita. Frequentare il seminatore significa quindi attivare possibilità per una semina decisamente fuori dal comune. La parola del Regno non ha nulla a che fare con le nostre parole, è oltre; è una parola creativa e creatrice: mai uguale, mai inefficace, mai silenziabile, mai selezionatrice. Già: la parola del Regno non sceglie il terreno, ma si offre a ogni terreno, a ogni disponibilità, a ogni vita. È questo quello che affermano i primi versetti della parabola. Dio non sceglie a chi dare. Non si preoccupa di non sprecare il seme. Non seleziona. Dio offre al mondo, a tutti indistintamente, il seme che custodisce la vita stessa del mondo. Nello specifico: Dio ha offerto al mondo suo Figlio, Parola vera e viva, perché il mondo vivesse, perché il mondo si sentisse raggiunto dalla pienezza della vita, perché il mondo sapesse che la promessa di salvezza si è davvero realizzata per ognuna, per ognuno. La pioggia e la neve continuano a irrigare ogni terra perché la vita di Dio germogli ovunque, e germogliando generi vita che apre a Dio: questa è l’antica promessa, ma questa in Gesù è la nostra certezza.

Chi di noi può aspirare a tanto? Tutti!
Ce lo dice la parabola, lasciandoci scoprire quanto il seminatore-Dio sia sprecone. Semina ovunque senza badare ai risultati. Semina perché la vita possa avere sempre una nuova possibilità di germogliare. Perché questo significa felicità, pienezza, realizzazione autentica per tutte e tutti noi.

Ma qual è il sentiero da seguire? La via da percorrere?

Lo dico con 4 verbi fondamentali: ascoltare, comprendere, non mollare, lasciarsi stupire. Ascoltare è iniziare ad aprire la porta. Primo, ma necessario passo. Ascoltare è incontrare, aprirsi, lasciarsi raggiungere. Non comprendere ci rende duri, impenetrabili come la strada, come la terra battuta. Comprendere invece ci spinge oltre. C’è una cosa però su cui vigilare: non dobbiamo mollare. Perché difficoltà e paure, delusioni e scoraggiamento sono sempre dietro l’angolo, ma mollare è farsi bruciare, paralizzare dalle difficoltà. E invece noi davanti abbiamo una promessa di vita straordinaria. Lasciamoci allora stupire da Dio, dai suoi sprechi. Il suo Spirito sa sempre come riconsegnarci alla vita, come partorirci sempre di nuovo. [CONTINUA… Di seguito clicca sul numero 2 accanto alla parola pagine]

In noi lo Spirito è vita – BUONA DOMENICA! XIV DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

Venite a me,
voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro.
(Mt 11,28)

Proviamo anche noi a iniziare la giornata o, meglio, la settimana con lo stesso atteggiamento suggerito dal Vangelo: rendiamo lode, benediciamo, ringraziamo! E se tanti sono i motivi che ci spingono a non farlo, e certamente tutti motivi validi, proviamo a dare una sterzata alla giornata: benediciamo, rendiamo lode, ringraziamo anche se…
Certamente ci saranno motivi per farlo. Ma se non ve ne venissero in mente, uno ve lo suggerisco io, anzi più di uno.
Il primo lo prendo dalla prima lettura: il tuo re, il tuo Dio è venuto a te. Il profeta Zaccaria non ha dubbi. Lui è venuto a te, a noi, umile e giusto, vittorioso e su un asino. Dite quel che volete ma amo i contrasti di cui il nostro Dio sa caricarsi. Mi affascinano, anzi, di più, riescono continuamente a stravolgermi la vita, a mettere in questione le mie certezze. Questo Dio, il nostro Dio continua a venire a noi, per noi, e ci chiede di sognare con lui la pace, di spezzare con lui gli archi di guerra (di bloccare cioè tutte le occasioni in cui potremmo generare guerra), di farci con lui annuncio di pace per le nazioni (di essere cioè occasione di pace tra le genti, anche tra quelle a noi molto vicine).
Il secondo motivo per cui benedire il Padre ci arriva dal Vangelo: Dio è venuto a noi in Gesù, e in lui e per lui riceviamo costantemente vita autentica, senso vero e pieno. Lui, rivelandoci la bellezza del cuore del Padre, ci ha reso parte di una storia più grande di noi e di progetti di umanità che vanno oltre i nostri sogni. In lui sappiamo di non essere frutto di un caso anonimo e sterile. In lui abbiamo scoperto che la nostra piccolezza, per quanto piccola (scusate il gioco di parole) può contenere Dio. E questa è una novità straordinaria. Dio si rivela in ciò che è piccolo, povero, insignificante… e quindi anche la nostra vita e la nostra storia personale può essere spazio e tempo in cui Lui continua a darsi al mondo. Frequentare Gesù significa entrare sempre di più in questa dinamica. E frequentarlo significa proprio stare, restare, sostare con lui: il nostro passo come il suo, il nostro ritmo come il suo per imparare a liberarci dalle nostre ansie e farci carico dei suoi desideri. E se le nostre ansie stressano, consumano, i suoi desideri caricano, aprono orizzonti, ritemprano. Il giogo è null’altro se non quell’alleanza che Dio ha fatto con i suoi figli e che, se vissuta (portata), salva, riempie, dona vita.
Il terzo motivo per cui benedire lo traggo dalla seconda lettura, e posso proprio affermare che è il punto chiave, ciò in forza del quale tutto quello in cui credo (e che ho scritto) è vero: in noi abita lo Spirito di Dio, quello stesso Spirito che ha risuscitato Gesù, che ha spezzato cioè le catene della morte. È lui che può ridarci sempre vita. È lui che può aiutarci a entrare con convinzione nell’alleanza, è lui a mostrarci, oggi, il volto di Dio. È lui a farci sentire, anche nel deserto più assoluto, la sua presenza rinfrescante. Lo Spirito che vive in noi ci rende molto più di quanto il mondo che ci circonda ci consenta di pensare. E lui non ci illude: ci forma, ci insegna a essere quel di più. Istante dopo istante. [CONTINUA… Di seguito clicca sul numero 2 accanto alla parola pagine]