I Giudei gli inviarono da Gerusalemme
sacerdoti e leviti ad interrogarlo:
“TU CHI SEI?”
Egli confessò:
“IO NON SONO IL CRISTO”.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,6-8.19-28)
III DOMENICA DI AVVENTO – Anno- B
La parola a…
don Paolo Curtaz
Facciamo fatica ad essere noi stessi, ci mettiamo una vita a scoprire chi siamo e a liberarci delle nostre maschere.
Educazione, condizionamenti, carattere, tutto concorre ad intorbidire il cammino di liberazione che Dio è venuto a proporci. Non siamo più abituati a pensare, a comunicare, viviamo in un mondo osceno, esteriore, superficiale.
Nel difficile cammino educativo necessitiamo di stimoli, di armoniose sollecitazioni, non di idee urlate e di modelli di vita insignificanti. Abbiamo bisogno di profeti come il Battista, autorevoli come lui, autentici come lui.
Non ho capito molte cose della mia vita, ma una sì: LA VERITA’ CI RENDE LIBERI.
Solo il mio vero “IO” incontra il vero Dio.
Solo riconoscendo il proprio limite, che è opportunità e non mortificazione, possiamo diventare liberi per accogliere il Dio fragile che nasce. Solo riconoscendo che non abbiamo in noi tutte le risposte, possiamo metterci alla ricerca. Solo entrando nel profondo di noi stessi possiamo trovare la nostra vera identità in Dio.
“Chi sei, allora?” . Chi siamo allora?
Un mistico? Un provocatore? Un guru?
No, Giovanni è VOCE. Voce, voce prestata ad una Parola, voce che amplifica un’idea non sua, voce che fa riecheggiare un’intuizione di cui anch’egli è debitore.
Tu, amico lettore, cosa sei? Cosa dici di te stesso?
Forse sei pazienza, o attesa, o sorriso, o perdono, o sogno, o inquietudine.
Il Vangelo ci svela un Dio che ci aiuta a cogliere la verità di noi stessi.
Non so come stiate arrivando a questo Natale: l’importante è che ci arriviate in maniera autentica. Forse non è un gran periodo, forse non siete affatto soddisfatti di voi e delle vostre scelte.
Pazienza, Dio viene lo stesso, se avete il coraggio di invocarlo. Perciò dimorate (dimoriamo) nella gioia, rallegriamoci sempre nel Signore, teniamo buone le cose che egli ci ha donato, gioiamo pienamente in questo Dio che non meritiamo e che si dona.
Questo mite Dio che attendiamo e che già amiamo.
