Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
«Il Verbo si è fatto carne, ed è venuto ad abitare tra noi». Lo scrive l’evangelista Giovanni e noi lo ripetiamo tutti gli anni, ma quanto riusciamo ancora a stupirci?!
Un Dio è nato da donna e non per altro se non per noi. Non per dimostrare al mondo la sua onnipotenza sulle creature, ma per convincerci che ognuno di noi – creatura – può essere sua carne, sua casa, suo tempio: noi possiamo consegnare Dio al mondo, ogni giorno.
«Un figlio ci è stato dato», dice Isaia, ed è accaduto perché ognuna di noi, ognuno tra noi potesse ascoltare la voce di Dio, vedere il suo volto, faccia a faccia, scoprire la sua tenerezza, essere raggiunto dalla determinazione del suo amore.
«Oggi per noi una splendida luce è discesa sulla terra», e noi?
Ci limitiamo a contemplare? Nooo, è troppo poco!
Possiamo contemplare solo se dallo stupore nasce la gratitudine e poi il racconto; e dopo il racconto la decisione: il dirsi che cosa quella splendida luce sta illuminando, quali tenebre potrebbe sciogliere, che cosa di noi avrebbe bisogno di nuova luce.
E poi raccontiamolo a chi ci sta accanto!
Raccontiamolo a chi sta cercando una via di uscita, a chi ha gli occhi spenti, a chi ha chiuso i ponti al futuro per paura. Certo, non facciamo i naif… ma oggi, in tempi di risposte sempre più celeri da intelligenze artificiali e paradossalmente di nuove solitudini, in tempi di visibilità e sponsorizzazioni e paradossalmente di gravi cecità e scarnificanti invisibilità, oggi tutti noi abbiamo bisogno di chi si accorga della nostra esistenza, del colore dei nostri occhi, delle nostre mani chiuse, dei nostri scrolling accelerati per noia e per non-senso.
Oggi abbiamo bisogno di chi con coraggio e tanta umiltà e semplicità, ci prenda per mano, o ci abbracci e ci sussurri, o guardandoci negli occhi con bontà ci dica:
«Per te, oggi, una splendida luce è discesa sulla terra.
Il Dio, che i cieli dei cieli non possono contenere, è nato tra noi, da donna, come uno di noi, per penetrare e far sua la nostra fragilità, perché nessuno disdegni la propria natura umana, perché ci sia chiaro che siamo fatti per essere figli suoi, per essere come lui, non perché artificialmente perfetti, ma perché autenticamente umani, e quindi capaci di amore e anche di imperfezione».
Buon Natale a tutte e a tutti noi e alle nostre famiglie e comunità!
Dio tra noi, con noi
Emmanuele,
Dio tra noi, Dio con noi,
nella tua nascita contempliamo
il farsi carne della Parola
che ha creato il mondo
e la nostra vita.
Ti contempliamo,
Principe della pace;
ti benediciamo, Dio fedele,
prossimo alla nostra umanità.
Nasci ancora tra noi,
nasci per noi
e per la nostra salvezza,
e rivelaci il volto del Padre,
la bellezza del suo amore,
la pienezza della sua vita.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
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