Non sapete che siete tempio di Dio
e che lo Spirito di Dio abita in voi?
(1Cor 3,16)
Siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi. Parola dell’apostolo Paolo, che oggi la seconda lettura fa risuonare proprio nella festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano.
Siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi. È uno straordinario punto di partenza, una fondamentale convinzione che dobbiamo: A. tenere in mente e B. Coltivare. Crederci o non crederci fa la differenza. Cambia il nostro modo di vivere come persone, ma cambia anche il nostro essere Chiesa.
Siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi. Quante volte al giorno ce lo diciamo?
E attenzione, Paolo lo dice al plurale: siamo. Non uno tra noi. Non alcuni tra noi. Non i migliori tra noi. No. Noi siamo. Noi credenti. Noi che ogni giorno proviamo a fidarci di Dio pur cadendo, pur peccando, pur prendendo le distanze dalle sue logiche, pur rattristando il suo cuore, pur spegnendo il suo Spirito.
Siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi, e questo Spirito in noi può essere fecondo come quel torrente che sgorga dal Tempio e di cui Ezechiele ci fa vedere gli effetti. Lo Spirito che vive in noi, e che ci rende tempio di Dio, fa di noi un corpo vivente che può portare vita.
E noi, rimettendo ogni giorno la nostra fiducia nelle mani di Dio, possiamo essere germoglio della sua vita; confidando nella sua presenza e nella sua opera instancabile, anche se silenziosa, possiamo brillare della sua luce.
Possiamo. Ma nulla è automatico, perché dalla nostra abbiamo anche la facoltà e la libertà di spegnere lo Spirito, di rallentare o bloccare la vita, di allontanarci da Dio, o peggio, di allontanarci dalle sue logiche di salvezza e risurrezione.
Come fare per evitare questa distanza?
Come fare per brillare della sua luce?
Come fare per non arginare lo Spirito?
Il Vangelo come sempre è la via. Possiamo chiederci ogni giorno che cosa abbiamo fatto del tempio del Signore. E naturalmente non sto parlando della chiesa che frequentiamo. Possiamo chiederci che cosa abbiamo fatto di quel corpo, di quella intelligenza, di quelle facoltà interiori, di quello Spirito che Dio ha posto in noi…
Le parole di Gesù oggi arrivano dirette anche per noi.
Non fate del vostro corpo un mercato.
Non fate della vostra vita un mercato.
Non fate dei vostri desideri un mercato.
Non fate della vostra intelligenza, delle vostre idee, della vostra capacità di pensiero un mercato.
Non permette a nessuno di violare in qualunque modo, anche con l’adulazione, con la promessa di consenso, con la manipolazione, quanto di più sacro è in voi.
Contenete vita, generate vita!
Ma ognuno può generare solo la vita che custodisce.
Diversamente disperde.
Il nostro corpo, così come l’intelligenza, i desideri, la vita nella sua pienezza sono ciò che lo Spirito attraversa per far vivere il mondo.
Ma non siamo chiamati a esserne strumenti inermi e passivi, ma consapevoli e partecipativi. Possiamo dare del nostro.
Esattamente come Gesù, anche il nostro corpo è casa del Padre, anche il nostro corpo può toccare e portare vita, anche il nostro corpo è tempio destinato alla risurrezione.
Siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Essere tua casa
Ci hai creato, Signore,
e ci hai scelto per essere tua casa,
per contenere la tua vita,
per essere canali del tuo amore:
lo Spirito abita in noi
e moltiplica la vita.
Aiutaci a crederlo,
aprirci alla sua azione,
rendici corpo intelligente
e coscienza attenta
che vive di lui.
La tua vita ci scorra dentro,
ci cambi, ci apra, ci rinnovi.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
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