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Buona domenica!

Alleluia, alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.
Alleluia, alleluia.

Canto al Vangelo (Fil 2,15-16)
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-


La parola a…
don Paolo Curtaz

Il mondo dice: al centro dell’economia vi è il profitto. Il Vangelo dice: al centro dell’economia vi è l’uomo.
La scienza dice: ciò che è possibile è lecito. La Parola dice: la vita è Mistero, va rispettata, ha una sua sacralità che va riconosciuta.
La politica dice: la ragione va imposta con la forza. Gesù dice: la profezia e la mitezza convertono i cuori.
Certo, di questi tempi, in questo momento storico, il rischio non è certo quello del compromesso con le realtà mondane, quanto più, invece, il rischio del rifugio intimistico nella religiosità disincarnata.
Dove sono i cristiani nell’economia, nella politica, nella scienza?
Mettiamo la nostra preparazione e la nostra intelligenza a servizio dell’uomo e del Vangelo, lasciamo dialogare la verità di Dio con le cose di cui abbiamo competenza. In questi tempi acerbi, appena i cristiani parlano si chiede loro di occuparsi delle cose dello spirito! Cittadini del mondo, toccati dalla gioia di avere conosciuto il Cristo, chiediamo di essere ascoltati e di ascoltare, di portare una luce diversa sulla realtà, una prospettiva che ci conduce più in alto, senza fanatismi o rigidità, condividendo la stessa umanità, senza rinunciare allo splendido volto di Dio che ci ha convertito.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Ho fatto del mio meglio

 

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Buona domenica!

“Il regno dei cieli è simile a un re
che fece una festa di nozze per suo figlio.
Egli mandò i suoi servi
a chiamare gli invitati alle nozze,
ma questi non volevano venire”.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-

 

La parola a…
don Paolo Curtaz

L’incontro con Dio è festa, gioia, danza, sorriso, bellezza indescrivibile.
Travolgente come un innamoramento, vera come il desiderio di donarsi e di vivere insieme, feconda come un talamo nuziale, l’esperienza di Dio ha a che fare con l’aspetto più gioioso dell’esistenza umana, quello dell’amore. Il Dio di Gesù invita l’umanità ad una splendida festa di nozze in cui lo sposo è Gesù stesso. Che splendida notizia! Ma allora – scusate – perché molti pensano alla fede come al più triste dei funerali?
La sfida del cristianesimo in questo terzo millennio consiste nel passare da una fede crocifissa ad una fede risorta, perché la gioia cristiana è una tristezza superata, è partecipare al banchetto nuziale che inizia qui e finirà nell’eterno cuore di Dio.
La libertà è l’altro nome dell’amore: nessuno può costringere una persona a riamarti, nessuno può obbligare una persona ad accogliere e restituire l’amore che gli doni. Dio, il grande amante, si pone un limite rispettando la libertà degli uomini, non viola la nostra privacy, la sua presenza è discreta, il suo invito stenta a farsi udire in mezzo al frastuono delle nostre città.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Specchio

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Buona domenica!

Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle.
Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.

Dal libro del profeta Isaia (Is 5,1-7)
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-

 

La parola a…
don Paolo Curtaz

Mi commuove questo Dio onnipotente fermato dal nostro rifiuto, come un amante scosso, un genitore ferito, un amico che si scopre improvvisamente tradito. Che fare? Questo Dio sconsiderato rischia la vita del figlio, pensando, così facendo, di suscitare rispetto nell’uomo, se non giustizia. E invece no, anche questo gesto è stravolto, incompreso. Che fare? Gesù non sa più cosa dire, aspetta una risposta dagli affittavoli che, ingenuamente, nell’ottusità del loro cuore, non capiscono che proprio di loro si sta parlando. E inveiscono: morte, punizione, vendetta, maniere forti! Già, replica il Rabbì, già. Così non sarà, così non avverrà. Solo l’ultima parte del consiglio si avvererà: ad altri verrà data la vigna, a noi, ladri di salvezza. Il rabbì, invece, non si vendicherà, ma si lascerà spazzare via piuttosto che usare violenza. L’uomo che dimentica di essere vignaiolo, di guardare altrove, di vivere nella gratitudine del dono della vita, l’uomo che non cerca il proprio destino e la propria chiamata, viene accecato dalla propria violenza e dalla propria arroganza, semplicemente. A noi, non più affittavoli ma coeredi, il compito di vivere nella gioia del coltivare la vigna di Dio, sopportando con pazienza evangelica la violenza nel nostro e nell’altrui cuore, opponendovi, come esorta san Paolo, “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro e amabile”.

 

e per riflettere puoi scaricare: Piego le ginocchia

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Buona domenica!

Un uomo aveva due figli.
Si rivolse al primo e disse:
“Figlio, oggi và a lavorare nella vigna”.
Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”.
Ma poi si pentì e vi andò.
Si rivolse al secondo e disse lo stesso.
Ed egli rispose: “Si, signore”. Ma non vi andò.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,28-32)
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-

 

La parola a…
don Paolo Curtaz

La fede cristiana ha una caratteristica che la rende unica: il fatto di credere in un Dio incarnato costringe la nostra spiritualità ad incarnarsi, obbliga la nostra preghiera a diventare azione, porta i nostri discorsi alla verifica continua nelle azioni. Come sarebbe più comoda una fede che resta nei cieli! Una religione che si esaurisce nella preghiera e nel culto, nella devozione e nel timore!

Gesù chiede al proprio discepolo di imitarlo nelle parole e nelle opere, senza sfiancarsi alla ricerca di una pagana coerenza, ma nella serena consapevolezza che incontrare il Vangelo ci spinge a cambiare la vita.

Gesù non è morto in nome della coerenza, ma dell’amore.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Scegliere Cristo

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Buona domenica!

“Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”
Gli risposero: “Perchè nessuno ci ha presi a giornata”.
Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-

 

La parola a…
Don Paolo Curtaz

Che visione ho di Dio? Davvero ho scoperto la sua bontà? Questa bontà mi ha contagiato, sì da riversarsi sui fratelli? Che paga ci aspettiamo alla fine della giornata lavorativa? Che visione abbiamo del premio che il Signore ci riserva? A volte penso che avesse ragione Voltaire: proiettiamo su Dio le nostre piccinerie. E la logica di Dio assomiglia terribilmente alla nostra mediocre, rassicurante e grigiastra logica. Convertirsi alla bontà Gli operai della prima ora non hanno colto con chi hanno a che fare. Hanno ridotto la loro fede a fatica e sudore. Peggio: guardano con sospetto gli altri, quasi concorrenti dei loro privilegi. Non è così per chi ha colto la luce del Vangelo. Stupiti, abbagliati dalla bontà del padrone, gioiamo per la grazia di poter lavorare nella vigna, gioiamo per la possibilità che altri fratelli anche all’ultimo possano accogliere la grazia che ci ha trasformati. La bontà di Dio contagi la nostra vita, in modo da rendere la nostra giornata lavorativa, sin d’ora, immagine di quella gioia che il Signore riverserà nei nostri cuori forgiati dalla fatica dell’amore. Il nostro Dio, mite e umile di cuore, che vivrà questa pagina dall’albero della croce accogliendo il buon ladrone, ci faccia uscire dalle ristrettezze di una fede “sindacale” per percepire, almeno un poco, quale braciere d’amore e di bontà è il suo cuore; impariamo dal Signore, che è mite e umile di cuore…

 

…e per riflettere puoi scaricare: Il nostro io migliore

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Buona domenica!

Cristo Gesù pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo
diventando simile agli uomini.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 2,6-11)
ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE – Anno A-

 

La parola a…
don Roberto Seregni

Che strano festeggiare l’esaltazione di uno strumento di tortura. Ve l’immaginate la festa dell’esaltazione della sedia elettrica? Oppure una piccola ghigliottina appesa ai muri delle case o al collo dei fedeli? Non voglio essere blasfemo, ma solo provare – almeno un po’ – a rivivere quello scandalo che ha attraversato i discepoli nel vedere il loro Rabbì incamminato verso la morte in Croce. I dodici probabilmente si aspettavano di tutto, ma quella fine proprio no. Avevano lasciato ogni cosa per Lui, affascinati dalla sua parola, dai suoi miracoli, dalla sua intimità con Dio e poi se lo vedono lì. Irriconoscibile. Impotente. Sulla Croce.
Provo ad immaginare i loro pensieri….
Dov’è finito quel Rabbì potente che libera dai demoni e dalle malattie?
Dove si è nascosto quel profeta che incanta le folle con sue parole cariche di novità e di bellezza?
Dove è quell’uomo meraviglioso che ha saputo guardare nei nostri cuori e farci sentire amati e accolti come nessuno mai aveva saputo fare?
Dove sei Gesù, Rabbì? Dov’è finito tutto quello che hai promesso?
La festa che oggi celebriamo ci libera dalla tentazione di farci un Dio a nostra immagine e somiglianza, un Dio che risponde ai nostri bisogni e alle nostre attese. Il Crocifisso ci salva innanzitutto da una falsa immagine di Dio. Non il Dio che vuol essere servito e riverito, ma il Dio che serve e dona la vita. Non il Dio che spadroneggia, ma il Dio che ama senza misura. Non un Dio onnipotente nel castigo, ma un Dio onnipotente nell’amore, nella misericordia e nel perdono. Esaltare la Croce significa esaltare il volto nuovo e inedito con cui il Cristo rivela Dio e si presenta come la trascrizione storica della Sua bellezza e del Suo amore. La Croce è il miracolo definitivo di Cristo, è l’apertura eterna sul cuore di Dio, sulla verità di un amore che si dona senza misurare, senza pesare, senza aspettare di essere ricambiato.
Penso a te, che ti consideri un fallito perché tua moglie ti ha lasciato e ora ti trascini da un bar all’altro. Penso a te, che anneghi nei sensi di colpa per una scelta sbagliata vecchia di vent’anni. Penso a voi, che vi sentite dei genitori falliti perché vostro figlia ha smesso di mangiare. Penso a te, che ti senti una nullità perché non riesci a trovare un lavoro. Quelle braccia crocifisse e spalancate sono per voi. Sono l’abbraccio incandescente di un amore che è più forte di ogni fallimento e di ogni caduta. Sono la presa sicura di chi ti accoglie così come sei, ti risolleva dal fallimento e dalla caduta, ti fa sentire forte sulla pelle il gratis dell’amore. Quello vero. Quello che ti lascia senza fiato. Quello da contemplare in silenzio con una sola parola sulla labbra: grazie.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Il verbo si è fatto carne

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Buona domenica!

“Qui non abbiamo altro
che cinque pani e due pesci”

Dal Vangelo di Matteo (Mt 14,13-21)
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno- A

 

La parola a…
Don Paolo Curtaz

Animo, discepoli, coraggio fratelli e sorelle!
Ci siamo saziati del cibo della Parola, del vino e del latte gratuito del Padre, come profetizzato da Isaia, e sappiamo che nessuna difficoltà ci può separare dall’amore di Cristo, come sperimenta san Paolo, consumato dalle difficoltà dell’annuncio.
Siamo chiamati a donare quel poco che abbiamo, a condividere con inattesa incoscienza tutto ciò che siamo, per somigliare almeno un poco a questo Dio che riempie i cuori.
Un Dio adulto che ci crede e ci rende capaci di cambiare il volto della Storia.
Questa è la Chiesa, quella del cuore di Dio, non quella delle nostre elucubrazioni: l’insieme di coloro che hanno conosciuto l’immensa tenerezza di Dio e che mettono a disposizione ciò che sono, ciò che fanno, perché Dio sazi l’umanità stanca.

 

 …e per riflettere puoi scaricare: Non è ancora morto

 

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Buona domenica!

Fratelli,
noi sappiamo che tutto concorre al bene,
per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati,
secondo il suo disegno.

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 8,28-30)

 

Il regno dei cieli è simile
a un tesoro nascosto nel campo
.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,44-52)
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno- A

 

La parola a…
don Paolo Curtaz

Trovare il senso, trovare Cristo, trovare Dio, avviene sostanzialmente in due modi. O ti capita, come per il contadino che sta arando e inciampa nel tesoro fortuitamente. O perché lo cerchi con ostinazione, come il mercante di perle che passa la vita a cercare la perla più bella. Ma, nell’un caso come nell’altro, la parabola dice che per possedere il tesoro, per non lasciarselo scappare, occorre pagare, anche a costo di vendere tutto.
Dio è gratis, ma è faticoso accoglierlo per le tante resistenze che incontriamo nel nostro cuore. Il Regno è presente, ma è faticoso riconoscerlo in mezzo al delirio in cui viviamo. La fede è dono, ma è faticoso impegnarsi per conservarla in mezzo alla dimenticanza. È una fatica onesta, bella, a tratti dolorosa, che va nella direzione del “lasciarsi fare” più che del “fare”, che ha a che fare con l’affidarsi.

Ne vale la pena, dice Matteo.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Liberate questi doni

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Buona domenica!

“Signore non hai seminato
del buon seme nel tuo campo?
Da dove viene la zizzania?”

Dal Vangelo di Matteo (Mt 13,23-43)
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno- A

 

La parola a…
Don Paolo Curtaz

Io credo che il Regno avanzi.
E mi stupisco nel crederlo, mi commuovo davanti al silenzioso grano che cresce nello sguardo di chi ama, nel gioco puro del bambino, nel gesto generoso di chi – in nome e per conto del Rabbì Figlio di Dio – pone gesti di luce nelle tenebre fitte.
Pazienza, discepoli di colui che è venuto a portare il fuoco, pazienza nelle nostre povere e poco credibili comunità parrocchiali, pazienza nel vedere – nude – le fragilità dei nostri compagni di viaggio, pazienza quando un connaturale istinto di superiorità ci fa giudicare – con piglio tutto
devoto – i fratelli che ancora (e sempre) misureranno la loro debolezza.
Abbi pazienza con te stesso, fratello che leggi.
Sappiamo bene che la voglia di dividere il mondo in buoni (noi) e cattivi (loro) ha portato i discepoli su orribili sentieri di violenza, in passato.
Per i cristiani il nemico non è mai l’altro, è dentro ciascuno di noi.
Senza cadere in perniciosi autolesionismi, guardiamo dentro noi stessi la zizzania (e – per una volta – chiamiamola per nome!) e guardiamo al grano buono seminato dal Signore. La contraddizione abita in ciascuno di noi, in me che scrivo. E’ pericoloso pensare di strappare definitivamente la zizzania prima che il grano sia giunto alla sua piena maturazione.
Pazienza, amico che leggi, se ti sembra che troppe tenebre ancora rovinino la tua vita: abbiamo tutta la vita per imparare a vivere, pazienza se pensavi di essere un prete migliore, un catechista migliore, un marito migliore, uno studente migliore: talvolta la bruciante esperienza del limite (Pietro insegna) ci spalanca la diga della misericordia. E ci rende simile a questo saggio padrone del campo.
Il mondo non ha bisogno di superuomini (supercristiani?) perfetti, ma di discepoli consapevoli del proprio limite, che attendono con passione al loro lavoro, amando questo mondo seminato a grano, consapevoli del proprio e dell’altrui limite, limite che Dio riempie di tenerezza.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Fuoco purificatore

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Buona domenica!

Il seme seminato nella terra buona
è colui che ascolta la Parola
e la comprende.

Dal Vangelo di Matteo (Mt 13,23)
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A –

 


La parola a…
Don Paolo Curtaz

Dio parla all’umanità, e lo fa continuamente, e lo fa generosamente, lo fa senza pentirsi. Lo fa con discrezione, senza urlare. Per ascoltare la sua Parola occorre prima imparare il silenzio del cuore, occorre aprire l’udito dell’anima, la vibrazione dell’essere profondo. Forse per questo molti accusano Dio di tacere, perché non hanno ancora imparato ad ascoltare. Siamo talmente disabituati all’ascolto! Gesù ne è certo: Dio semina e semina con generosità, con un pizzico di follia, non ha paura di gettare la Parola sull’asfalto, non lesina la sua voce…
Si propone Dio, non si impone. Mai. Ci lascia liberi. Sempre.
La parabola dice chi è l’uomo. L’uomo che è creato per relazionarsi, per dire, per dirsi, per ascoltare, per ascoltarsi. L’essere umano è, prima di ogni altra cosa, uditore, ascoltatore.
Chi produce frutto? Chi lascia germogliare il seme?
Chi ascolta la Parola, chi la cerca, chi la desidera.
Chi è stupito di potere ascoltare, chi è meravigliato di essere amato.
Chi è il terreno buono della parabola?
Io credo che “terreno buono” sia chi si è riconosciuto almeno un po’ nei precedenti terreni. È terreno buono chi, con semplicità, ascoltando questa parola, ha sentito nel suo cuore la durezza, l’incostanza, la preoccupazione, e teme di perdere la Parola.
Sei deluso della tua nascente vita di fede? Fatichi a restare fedele al Signore?
Hai grande nostalgia di Dio ma la vita ti inganna?
Leggi queste parole e senti un tuffo al cuore?
Buone notizie, fratello, la Parola sta crescendo in te.
Beati noi, invasi dalla Parola.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Frutti di santità

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