Con la vostra perseveranza
salverete la vostra vita.
(Lc 21,19)
«Ci vuole calma e sangue freddo…». Ridete pure, ma pregando sulla pagina di Vangelo della XXXIII domenica del Tempo Ordinario mi risuona nella testa quel ritornello molto cantato un bel po’ di anni fa.
Davanti al lungo elenco fatto dall’evangelista Luca – dove disgrazie e cattive notizie sembrano non lasciare troppo scampo né troppa speranza – sembra che davvero la soluzione per evitare false interpretazioni degli eventi ed errate decisioni sia proprio avere calma e sangue freddo.
Il tempio, ornato di belle pietre e doni votivi, cade, crolla sotto il peso dell’attacco nemico, ma forse non questo il cuore del messaggio di Gesù. Forse non è al tempio di pietra che Gesù rivolge la sua preoccupazione. Non sappiamo se quella che Gesù pronuncia sia effettivamente una sua profezia. E quasi certamente quando Luca scrive, il tempio è effettivamente già caduto. Ma non è questo il problema. Non sono le pietre.
Gesù nel suo discorso non si sta riferendo ai Romani e ai loro attacchi, alle loro ingiustizie, ma se anche fosse non cambia il cuore del problema: del tempio divenuto il centro del culto, l’asse attorno a cui ruota tutta la religiosità dei Giudei contemporanei di Gesù, non resterà pietra su pieta. E a provocare questo fragoroso e devastante crollo saranno una serie di motivi. Ma il punto verso cui Gesù sposta l’attenzione è un altro: non sono le pietre ma è il credente.
Quando il “tempio” su cui hai fondato la tua fede crolla, tu dove ti collochi? La tua fede dove si colloca?
Se il centro del tuo rapporto con Dio è fuori di te, quando la struttura esterna crolla per qualsiasi motivo, che fine fa Dio per te?
Domande tutt’altro che scontate.
Sono mille i motivi che possono far crollare il “tempio” su cui abbiamo puntato: motivi indipendenti da noi, verso i quali siamo anche impotenti, e motivi interni a noi. Può essere il mondo attorno a noi a far crollare ciò che ci è sempre sembrato sicuro, ma possono accadere eventi, situazioni, oggi inimmaginabili. Che si fa?
Gesù è chiaro e lapidario: «Sarà quello il momento di dare testimonianza, ma non abbiate fretta. Mettetevi in mente di non preparare prima la vostra difesa. Non lasciatevi andare in balìa di eventi ed emozioni».
Perché sia chiara la sua parola e la sua via; perché sia chiaro il senso che lui ci sta chiedendo di dare a una determinata situazione; perché ci sia chiaro come vivere e come rifiorire dobbiamo coltivare la paziente attesa, la fragilissima fiducia, la scarnificante (a volte) perseveranza.
Malachia parla di un giorno rovente. Ma non è detto che sia il giorno in Dio dividerà buoni e cattivi. Non è detto che quel giorno sarà “scatenato” da Dio.
Possiamo chiamarla storia, possiamo chiamarla anche vita, possiamo addirittura pensare che quel fuoco saranno le nostre stesse scelte a scatenarlo anche inconsapevolmente, portando la Terra a un punto di non ritorno.
Ma Dio, nonostante tutto, e in tutto quello che accadrà sarà come il sole che sorge sulla notte, diffondendo raggi benevoli di giustizia e pace.
Cosa fare allora?
Nulla di speciale se non coltivare ogni giorno, con impegno e se necessario anche con sforzo, una irriducibile fiducia verso Colui che illumina quotidianamente il nostro cuore e ci rende capaci di scegliere vie di pace, parole e gesti nonviolenti, una prossimità mite ma coraggiosamente autentica.
È facile? No.
Per questo occorre determinazione e perseveranza. Che prima ancora che essere impegno è dono da chiedere allo Spirito incessantemente.
Donaci perseveranza
Viviamo questa storia, Signore Gesù,
e ci sono giorni in cui non sappiamo
quale sia la scelta giusta,
la via buona, la scelta necessaria.
Ci sono giorni in cui vediamo
crollare le nostre certezze,
e anche la nostra fiducia
in te e nel mondo.
Quando viene meno il “tempio”
su cui abbiamo costruito tutto,
Signore, tienici stretti a te,
per non mollare,
per non chiuderci,
per non alzare muri.
Il tuo Spirito ci doni la fortezza
per coltivare la paziente attesa,
la fragilissima fiducia,
la scarnificante perseveranza. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
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