Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.
(Gv 12,31b.32)
«Ho creduto, perciò ho parlato» (2Cor 4,13). Così, inizia la seconda lettura di questa X domenica del Tempo Ordinario. Le nostre parole, afferma san Paolo nella lettera ai Corinzi, si nutrono della nostra fede, di ciò in cui crediamo. Per san Paolo le cose sono chiare, e le parole lo sono altrettanto: al centro di tutto c’è il Signore Gesù e la sua risurrezione; c’è lui e ciò che lui farà per ognuno di noi: ci risusciterà e ci porrà accanto a sé. Per l’apostolo Paolo è su questa certezza che si fonda ogni cosa: parole, azioni, incoraggiamento, resistenza, resilienza, determinazione, forza interiore. La fede nutre i pensieri, i pensieri danno ossigeno al cuore, il cuore muove mani, gambe e lingua. E detta così sembra davvero semplice!
Ma in questa domenica che ci riconsegna completamente al Tempo Ordinario fanno capolino anche altre situazioni. Accanto alla trasparenza e linearità del pensiero di Paolo ci sono altre parole e altri pensieri…
Nella prima lettura la fa da padrone… il serpente, mi direte… e invece no! Io dico che la fa da padrone la menzogna e la non assunzione di responsabilità. In questo caso – nel giardino – è come se le parole di Dio non riuscissero a fondare una relazione, a muovere verso una fiducia. L’uomo e la donna che ascoltano la sua voce hanno paura, si sentono nudi, cercano di nascondersi. Ma non è Dio a essere cambiato. Lui ha posto un giardino e nel giardino dei custodi. Il suo è stato un atto capace di fiducia. Ma cosa si è spezzato? E quando? Sì, potremmo dire che il serpente ha frantumato la relazione, ma in realtà se lo facessimo staremmo facendo lo stesso gioco di Adamo ed Eva: scarichiamo le responsabilità. Cosa sarebbe successo se alla proposta del serpente qualcuno avesse preferito credere nella relazione? Cosa sarebbe successo se uno dei due avesse convinto l’altro a non spezzare la fiducia? Cosa sarebbe successo se, riconoscendo di aver rotto la fiducia, insieme, i due fossero ritornati da Dio preferendo la “nudità affidata” alla nudità nascosta?
È vero, il gioco dei se non serve, ma forse è questo quello che lo scrittore biblico ci sta accompagnando a scoprire: ci sarà sempre un “serpente” nelle nostre vite, ma noi chi scegliamo di essere? A chi scegliamo di credere? E cosa scegliamo di fare dopo aver rotto o ferito una relazione? Cosa facciamo con le nostre parole? Continuiamo inesorabilmente a ferire e a rompere, o scegliamo di scommettere sulla fiducia e ricominciare, pur feriti?
Ripartire dalla fiducia, ricostruire partendo proprio da lì è una scelta che ci rende donne e uomini forti, e per questo capaci di custodire la “casa” che ci è stata affidata, di scacciare demòni di separazione e menzogna, di sfiducia e resa.
Siamo noi gli unici in grado di impedire che i serpenti di turno possano saccheggiare la nostra vita e le nostre relazioni, quelle tra noi e quella con Dio.
Siamo noi, con le nostre parole, le scelte, i desideri che coltiviamo, i pensieri che alimentiamo, a poter essere custodi del prezioso tesoro che ci è stato donato e che può alimentare la vita del mondo.
Gesù sapeva di avere in sé la Vita e la potenza di Dio, e per questo toccava, guariva, liberava, custodiva… nonostante gli altri, nonostante le loro parole, nonostante i loro pensieri e giudizi, nonostante i tanti serpenti, nonostante satana. È in nome di questa certezza che lui è per noi il prototipo del Figlio, del cuore credente, di colui che si affida costantemente, e per questo genera e libera.
Oggi, quella stessa Vita e potenza di Dio è anche in noi, perché nel Signore Gesù, e nella sua risurrezione, l’abbiamo ricevuta; da figli nel Figlio, lasciamoci attirare a lui, e da lui lasciamoci insegnare a custodire la “casa”, Dio in noi, per restare in lui, per essere lui nel mondo.
Forti nella fiducia
Signore Gesù, attiraci a te,
insegnaci a lasciar scorrere in noi
la vita e lo Spirito di Dio, per essere sua casa,
per custodire la sua presenza,
per moltiplicare nel mondo il bene.
Signore, che spezzi i legami di morte,
e liberandoci ci riconsegni alla fiducia,
possano le nostre parole e i nostri gesti,
le nostre scelte e i desideri essere attraversati
dalla bellezza della relazione con Dio, Padre-Madre,
per resistere al male, forti nella fiducia.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mc 3,20-35)
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
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