Beati noi
«Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro…» (Mt 5,1ss.). Quasi sicuramente queste prime righe del brano di Vangelo che la IV domenica del Tempo Ordinario ci propone scorreranno via velocemente e, se le ascolteremo a messa è molto probabile che non riceveranno troppi commenti, perché oggi il cuore di tutto è niente poco di meno che le Beatitudini. Eppure l’attacco scelto dall’evangelista Matteo è fondamentale e dice tutta l’importanza del brano che segue, le Beatitudini appunto.
Quando qualcuno dice quanto la pagina delle Beatitudini sia centrale per un cristiano, c’è quasi sempre qualcun altro che sottolinea: «Sì, ma di più i comandamenti». E a volte i dibattiti proseguono tra chi protende per un cristianesimo della gioia e chi dei precetti. Eppure sono proprio quelle prime righe ad aprirci la via, a guidarci.
Non sono troppe le volte in cui Gesù si siede.
Non sono tante le volte in cui Gesù va sul monte per parlare. Spesso si allontana sul monte per pregare.
Non son tante le volte in cui si dice che Gesù insegna.
Eppure questa volta Matteo è chiaro: Gesù va sul monte, si siede e insegna. E voi mi direte. Ok? Ma a noi?
Andiamo al dunque! L’evangelista Matteo parla a una comunità di cristiani provenienti dall’ebraismo: credenti in Gesù, sì, in cui però è ancora forte il senso della Legge mosaica, dell’Antica alleanza. Credenti in cui il senso del precetto si scontra spesso e volentieri con la legge del dono e del perdono. Come dire: Comandamenti – Beatitudini: 1-0.
Per questi fratelli e sorelle di fede, «monte» significa: Dio, Mosè, alleanza; quel «si siede» e «insegna», circondato da discepoli, significa che chi sta parlando non è uno qualunque: è un maestro, e quelle parole che stanno per essere pronunciate dovranno essere accolte, credute, osservate (cioè: realizzate) esattamente come lo furono le dieci parole date da Dio a Mosè, e da Mosè al popolo.
Gesù quindi è il nuovo Mosè, che su un nuovo monte offre una nuova legge; legge che dà pieno compimento all’antica alleanza. Le Beatitudini non sono un consiglio. Non sono un invito, non una parabola, non una delle tante possibili vie per seguire Gesù. Il Maestro di Nazaret sta letteralmente spostando il baricentro.
E come a Israele fu detto: «Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio. Lo amerai con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze», così a noi, viene detto: «Beata te, beato te che avrai il coraggio di puntare all’oltre, di mettere tutte le tue energie, la tua intelligenza, i tuoi doni per cercare di realizzare la giustizia, la pace, la tenerezza, la bontà; in una parola, il regno dei cieli qui e ora. Felice te, che non punti a far quadrare il tuo piccolo cerchio, a far funzionare il ristretto orizzonte della vita, ma ti spingi oltre e fai di quell’Oltre il senso stesso di ogni giorno, di ogni singolo ricominciare, di ogni ferma determinazione a credere nella speranza». Non ci è chiesto di accontentarci, tutt’altro!
Le Beatitudini sono una pagina rivoluzionaria a cui solo chi non sa accontentarsi può dare credito. Le Beatitudini sono il senso della nostra fede e il cuore della nostra vocazione battesimale: ci è chiesto di costruire felicità, di diventare artigiani di felicità!
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Beati noi, Signore,
se riusciremo a fare del Vangelo
la nostra bussola.
Beati noi, Dio della vita,
se sapremo generare felicità,
costruendo il bene.
Beati noi, Tenerezza infinita,
se sceglieremo di cercare la giustizia
e vivere l’umiltà.
Beati noi, Maestro di Nazaret,
se nelle scelte quotidiane
metteremo te al centro di tutto,
se le tue logiche di relazione
diventeranno il nostro stile di vita.
Vogliamo la felicità,
Dio di pienezza:
insegnaci a esserne artigiani.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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1 commento su “Quando Gesù dice «Beati voi…», non scherza!- BUONA DOMENICA! IV TEMPO ORDINARIO – ANNO A”