Siamo lungo le rive del lago di Gennesaret e una gran folla fa ressa attorno a Gesù. Questa volta non ci sono pani da mangiare o miracoli da ottenere. L’evangelista Luca ci dice chiaramente che la folla era lì per ascoltare la parola di Dio. Il dono della giornata è la parola, una parola che fa vivere, che ricorda le antiche promesse, che riaccende la speranza, che rivitalizza cuori intorpiditi dalle routine. Una parola non proclamata in una sinagoga, ma su una barca; senza alcun rituale, senza alcun testo sacro, senza nessun format a cui attenersi.
Quanto dovevano essere forti quelle parole se le folle ascoltano! Quanto dovevano essere vere ed efficaci se uno come Simone afferma: «Sulla tua parola getterò le reti», e facendolo trasforma un’esperienza negativa in un’opportunità.
È la Parola di vita il cuore della nostra fede: parola che germoglia, parola che chiama, parola che fa vivere, parola che rinnova, rialza, trasforma, spinge verso il largo… Questo è Vangelo. E il Vangelo è Gesù Cristo, Parola che si incarna e si offre a noi.
Non c’è altro sentimento da coltivare se non la gratitudine: perché quanto piccolo è il nostro merito, tanto più grande è la gratuità con cui il dono ci raggiunge. Nessuno di noi è autorizzato ad allontanarsi, nessuno può invocare il proprio peccato come alibi per prendere le distanze da Dio. Poiché lui altro non ha voluto, se non darsi a noi nella povertà di una parola che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta.
Per noi le stesse parole rivolte a Simone: «Prendi il largo, non temere!».
Ci sono reti da continuare a gettare nonostante tutt’attorno sia notte, le mani siano vuote e il cuore sfiduciato. Ci sono mari da solcare, orizzonti da raggiungere, annunci di vita da far risuonare.
Oggi la Parola si rivolge a noi, è per noi il suo invito: andare al largo, oltre i limiti che la storia quotidianamente ci impone, per spargere luce nella notte e vita nella morte.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
La tua Parola è vita
Signore Gesù,
la tua parola è vita che,
come un seme, germoglia
nella nostra quotidianità;
è chiamata a uscire da noi stessi,
per solcare nuovi mari,
per spingerci oltre ogni delusione;
è fiducia che ogni giorno rinnovi per noi,
nonostante le mille cadute.
Rendici, Signore Gesù,
casa della Parola
e microfoni della sua bellezza.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
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