E tu, chi servi? – BUONA DOMENICA! – XXV TEMPO ORDINARIO – ANNO C

«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti». Lc 16,10 

La parabola dell’amministratore disonesto, di cui Luca narra nel suo Vangelo, ci offre una miriade di spunti di riflessione, ma personalmente scelgo di non andare a cercare troppo in là, a indagare in coscienze altrui, ma vi propongo di permettere al Vangelo di essere lampada per la nostra vita… ognuno per la propria vita! Fin troppo facile guardare le opacità degli altri. Il vero successo è riuscire a scoprire le proprie: mentre le prime sono sotto il naso ogni giorno e ci infastidiscono, le seconde (le nostre opacità) sono ben nascoste in noi.
Allora, di fronte a questa pagina che la liturgia ci propone, la domanda che ognuno può fare a se stesso è: «Io chi servo? A chi sono fedele? A che cosa sono fedele?». In pratica: «Che cosa muove le mie azioni? Chi?».
Non ci sembrino domande scontate. Le risponde che riusciremo a dare potrebbero portarci nel cuore delle nostre motivazioni, potrebbero aiutarci a guardare faccia a faccia il motivo per cui preferiamo una cosa al posto di un’altra, una persona al posto di un’altra; il motivo per cui diciamo alcune cose o facciamo alcune correzioni; il motivo per cui taciamo o parliamo, ci apriamo o chiudiamo i ponti con persone e situazioni.
La fedeltà ci rende persone stabili, credibili; dice la verità di ciò che siamo. Ma perché la fedeltà sia possibile il cuore deve essere trasparente: allora la luce potrà attraversarlo e la fedeltà diventerà un cammino possibile. Un cammino! Non altro, non un traguardo raggiunto una volta per sempre. Luce e ombra si alternano in noi. Siamo impastati di terra e di cielo, di limite e di infinito. Per questo il dono, per essere custodito, ha bisogno di una fedeltà che si rinnova, scelta dopo scelta. Solo così, allenando, cresceremo in fedeltà… quella fedeltà capace di generare.

UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO   

Custodi e fedeli

Signore Gesù,
tu che non hai trattenuto nulla per te,
tu che hai donato tutto di te, anche la vita,
insegnaci a essere fedeli al progetto del Padre,
a non svendere il dono per paura
o per opportunismo,
per ricerca di sicurezze o privilegi.

Nelle nostre mani Dio Padre
ha messo un dono:
insegnaci a custodirlo,
a difenderlo da noi stessi,
a non disperderlo.
Amen.

DAL VANGELO DELLA DOMENICA [Lc 16,1-13]

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

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