Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
(Gv 6,51)
Chi contempliamo quando davanti a noi viene spezzato il pane e viene offerto il vino? Chi contempliamo quando davanti a noi viene esposta l’Eucaristia? Chi contempliamo quando anche processionalmente seguiamo, preghiamo e cantiamo insieme attorno a un ostensorio?
Così come ho posto la domanda direi che la risposta è decisamente facile e scontata, perché tutti noi sappiamo che nell’Eucaristia contempliamo il Cristo vivo e vero, lo sappiamo fin dai primi incontri di catechesi. Catechisti e parroci, fin dalle nostre prime volte in chiesa, ci hanno insegnato che ogni passaggio davanti all’Eucaristia richiede la genuflessione… e una genuflessione fatta mettendo a terra il ginocchio destro, perché così – proprio come facevano i soldati con l’imperatore – pieghiamo davanti a Dio la parte nobile del nostro corpo, e del nostro essere; quasi a dirgli che per noi nulla conta più dell’incontro con lui, nulla più della sua presenza nella nostra vita.
Io però ve lo richiedo, e lo richiedo anche me: «Chi contemplo quando il mio sguardo incrocia l’Eucaristia, quando ricevo il corpo del Signore, quando lo prego…». Me lo richiedo perché è da questa risposta che può cambiare la mia vita e la nostra storia.
Oggi celebriamo la solennità del Corpo e Sangue del Signore, celebriamo cioè il suo dono, il dono dei doni; celebriamo la quinta essenza dell’amore: perché davvero non c’è amore più grande di chi ha donato la sua vita per dei nemici, per dei duri di cuore, per chi avrebbe sempre dubitato, per chi con fatica avrebbe creduto e vissuto il Vangelo.
Da educatori, catechisti, parroci, genitori… nell’educare alla fede mettiamo tante energie per far capire ai nostri ragazzi quanto sia importante reclinare il capo davanti a Dio, inginocchiarci, consegnarci a lui. Ma in che modo tutto questo dovrebbe aiutare la fede, la fiducia in lui? La dovremmo legare alla paura? La dovremmo legare a dazi da pagare per ottenere qualcosa? La dovremmo legare a un’obbedienza cieca?
Quante energie, invece, quanto tempo investiamo nell’aiutare i nostri ragazzi a scoprire l’intensità di quel Dio che ci solleva tutte le volte in cui la vita ci prostra? Quanta preghiera, quanti esercizi interiori, quanto tempo riserviamo a Dio per convincere anche noi stessi che è lui a sollevarci e non noi a piegarci…
Oggi, più di sempre, celebrando l’Eucaristia, cantiamo, lodiamo, ringraziamo per questo immenso, gratuito e immeritato dono:
è il Cristo vivente che per noi si fa pane e gioia, oggi!
È il Signore degli universi che tiene a noi al punto da farsi nutrimento che sazia e allevia il cammino della vita.
È Dio fattosi dono, fattosi carne, che si consegna a noi per aiutarci a scoprire quanta pienezza può raggiungere la nostra vita.
E questo segna davvero una svolta per la nostra fede.
Nella Lettera agli Ebrei leggiamo: «Il Sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte». E ancora nel versetto dell’Alleluia, dal Vangelo di Giovanni: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». È il pane e il vino, è il corpo e il sangue del Signore che può liberarci dalle opere della morte, purificarci, renderci nuovi. Mangiare dunque per essere liberati… e non essere liberati per mangiare… In queste poche parole non c’è forse rivoluzione? Capovolgimento?
Molti tra noi non si avvicinano più all’Eucaristia perché sentono di essere peccatori, indegni, lontani da Dio, in uno stato non di grazia.
Ma come potremo essere riempiti dalla grazia se ci allontaniamo dalla sua sorgente? Possa il Signore amante di ogni vita, oggi, in questa bellissima solennità, riuscire ad avvicinarci a sé e a convincerci del suo amore.
Nel tuo corpo vita e libertà
Il pane spezzato, offerto e benedetto,
è il tuo corpo, Signore Gesù,
da cui riceviamo vita e libertà.
Il calice di un vino nuovo,
di un’alleanza nuova,
è la tua vita, Signore risorto,
da cui riceviamo liberazione e pienezza.
Avvicinaci a te per nutrirci di te,
convincici del tuo amore senza prezzo,
spezza con noi ogni resistenza,
ogni ostacolo alla fiducia.
Signore Gesù, Maestro Eucaristia,
nella tua pienezza la nostra pienezza,
quella autentica.
Insegnaci a desiderarla fino in fondo.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mc 14,12-16.22-26)
Il primo giorno degli àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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