«Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui»
(Gv 6,56)
Che cosa celebriamo nella solennità del Corpo e Sangue di Gesù?
Oggi credo che i bambini a messa potrebbe restare un po’ perplessi. Forse accade così anche quando iniziamo a parlare loro della Prima comunione. Quando gli diciamo che ci prepariamo a mangiare il Corpo e Sangue del Signore. Nella loro logica, detta così, sembra di aver a che fare più con una prospettiva degna del migliore cannibalismo che non con amore, bontà, dono. Ma forse non sono i soli. Anche chi è lontano dalla nostra fede e dalla comprensione del nostro linguaggio potrebbe pensarla così, e restare alquanto perplesso. E poi ci siamo noi! Noi che da anni celebriamo questa solennità in grande stile e “partecipiamo” con fedeltà di quel Corpo e di quel Sangue che sono la nostra salvezza. Noi che a quel dono dovremmo lasciarci andare e da quel dono farci impastare.
Continuo a chiederlo a me stessa: che cosa celebriamo nella solennità del Corpo e Sangue di Gesù?
Diciamo, e crediamo, che Gesù di Nazaret è il Dio fatto carne, è la nostra possibilità di vedere Dio, di sentire e percepire il suo cuore, di lasciarci attraversare dal suo amore. Verissimo! E infatti la solennità che oggi celebriamo spalanca le porte a una specifica caratteristica di Dio: Dio nutre; e nutrendo sostiene; e sostenendo dà la vita; e la vita è salvezza.
Dio nutre: che meravigliosa certezza! È ciò che Mosè chiede al popolo di ricordare. Quel Dio che fa uscire, poi si prende cura. A quanto pare è la sua logica. Ha fatto uscire i progenitori dal giardino, perché imparassero a desiderare la Vita, e li ha vestiti, prendendosene cura. Ha fatto uscire Israele dall’Egitto, perché sperimentasse la sua presenza e imparasse a contare sulla sua cura, e lo ha nutrito, sostenuto, difeso, accompagnato. Ha spinto Gesù nel deserto, perché in quanto uomo sentisse il limite delle sue forze e in quanto Dio indicasse nella Parola il vero nutrimento. Ha incontrato le folle fuori da case, città e paesi, dove nulla se non ciò che è condiviso può diventare cibo che nutre. Ha oscurato e fatto tremare la terra e squarciato il velo del tempio, perché fosse chiaro che né la terra né il cielo sono sicurezza, e in quel momento, in un luogo detto Cranio, luogo di condanna e morte, ha spezzato per noi suo figlio, e in suo figlio se stesso. Lo ha reso pane, cibo, nutrimento. In quel momento, sulla croce, qualcuno ha visto la morte di un figlio d’uomo e ha accusato l’uomo; altri hanno visto morire il Salvatore, reggitore di mille speranze, e sono fuggiti; altri hanno sentito morire il figlio di Dio e hanno alzato il dito verso Dio.
Ma colui che aveva preso il pane, lo aveva benedetto, spezzato e condiviso, colui che aveva detto: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo», lui offre tutto se stesso, il suo stesso spirito, la sua vita, perché chi di lui si fida possa riceverla con abbondanza.
Ecco, celebrare la solennità del Corpo e Sangue di Gesù significa ricordare a noi stessi che Dio, il Dio comunione, il Dio vitalità, il Dio trinità ed effervescenza d’amore, ci raggiunge sempre e ci nutre. E si fa per noi pane, cibo, sorgente inesauribile di vita e di gioia!
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Pane di vita, sorgente di gioia
Signore Gesù, pane del cielo,
ogni giorno ci nutri di vita,
di quella vita infinita
che vibra nel cuore di Dio.
Sei pane che alimenta
il più flebile dei nostri respiri.
Se nutrimento che dà forza
quando tutto sembra consumarci.
Sei cibo che sazia la fame di senso
e acqua che disseta l’arsura più tenace.
Possa il nostro cuore cercarti, Signore Gesù,
possa tutto di noi desiderare te,
pane della vita, sorgente della gioia.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
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