Testimoni ieri e oggi_ Solo una madre… e un bambino speciale!

Solo una madre… e un bambino speciale!

di Maria Grazia Meloni

Dobbiamo tornare indietro agli anni sessanta, epoca borghese e conformista. Epoca del cosiddetto boom economico, che ha portato con sé lavoro per tutti, benessere e prospettive positive per il futuro. Questi sono gli anni del Papa “Buono”, Giovanni XXIII, e del suo successore Paolo VI, autori della prima grande rivoluzione dell’epoca moderna: il Concilio Ecumenico Vaticano II. Sono gli anni che hanno condotto agli sconvolgimenti politici e sociali di quella che sarà la rivoluzione studentesca del 1968 e successivamente quella femminista.

E proprio in questi anni così importanti per il mondo una giovane donna, Annamaria, da poco sposa, ha al centro del suo piccolo microcosmo la suaneonato impellente maternità. È in procinto di dare alla luce il suo primogenito. E sono mesi felici i successivi al parto. Tutto scorre. La vita ha preso un senso nuovo, il bambino è il centro del suo universo. Ma un giorno, uno qualunque, Annamaria si accorge che il suo bellissimo bambino ha qualcosa che non va. È solo una sensazione. Lui non risponde ai suoi sorrisi come dovrebbe e il suo sguardo sembra assente quando lo guarda.          Tuttavia sembrano solo piccolezze. Devono essere piccolezze perché Luigi è un bimbo bellissimo e in salute. Ma la sensazione che in lui ci sia qualcosa che non va è sempre più forte. Eppure i medici non le confermano questa sua sensazione. Ma una madre sente quando c’è qualcosa che non va. I mesi scorrono tranquilli e tutto sembra rientrare al meglio. Tutto è meraviglioso. I bambino hanno la capacità di rendere ogni cosa meravigliosa. Luigi cresce, ma fatica a reggersi in piedi da solo. Non dice nessuna parola. Piange. Piange spesso. Molto spesso. Forse troppo Figlio-disabilespesso. Ma Annamaria pensa che sia un bambino delicato e per questo piange spesso. Deve essere così. Lei è inesperta, è il suo primo figlio ed è così giovane… forse troppo giovane e piena di vita per pensare al peggio… Luigi non può che essere semplicemente un bambino molto delicato. Ma poi un giorno, quando Luigi ha diciassette mesi e una strana e continua febbre lo costringe ad un ricovero in ospedale, i medici le parlano di un virus. Ma non ne sono certi. E incominciano a parlare di handicap. Le dicono anche che forse c’è stata un’incompatibilità tra il suo sangue e quello di suo marito. È allora che Annamaria scopre che esistono malattie legate al sangue. I medici le parlano del “fattore” RH positivo in contrasto col negativo. Per cui se i figlio-libro-disabile-parrellaconiugi sono in contrasto in tal senso può accadere che il feto si ammali e che il bambino possa nascere con un handicap. Sono gli anni sessanta e i medici non monitorano le gravidanze come oggi. Non esiste l’ecografia. Non ci sono i mezzi per conoscere le condizioni del nascituro. I tempi della scienza non sono ancora maturi in tal senso. Quello che è certo è che il piccolo Luigi è affetto da paraparesi spastica. È handicappato (Non a caso uso questo termine piuttosto che “disabile” o “portatore di handicap” o “diversamente abile”, espressioni a cui oggi siamo consueti, all’epoca esistevano solo gli handicappati). E non potrà mai avere una vita “normale”.

È il dramma. La non accettazione. Il non senso. Un dolore che le trapassa l’anima. Perché un bambino così bello deve subire questo danno? Dov’è Dio? Annamaria è credente, è stata educatrice e presidente dell’Azione Cattolica. Ma la sua fede vacilla. Ci vuole tempo. Ci vuole tempo per metabolizzare il dolore. Anche se Annamaria confessa che quel dolore non le è mai andato via del tutto. È come un buco nero. Sta lì fermo dentro di lei. Anche se ogni giorno va meglio. E così gli anni sono passati. E Annamaria ha compiuto “miracoli”, così le hanno detto più volte i medici increduli nel vedere i miglioramenti di Luigi. Sono gli anni sessanta e settanta e l’handicap è solo un danno collaterale per la collettività. Non c’è maniintegrazione. Non ci sono cure. Luigi è solo un problema per la società. Ma Annamaria lotta. E Luigi impara a camminare, parlare. Cresce, va alla scuola pubblica e non a quella “speciale”, unica scuola possibili per gli handicappati. Luigi è così bello, così amato! Sembra quasi “normale”. Ma la verità è che lui è un angelo. Un’ essere speciale che ha cambiato per sempre la vita di sua madre e di tutta la sua famiglia. Per Annamaria da quel giorno di quasi cinquant’anni fa ad oggi Luigi è il primo pensiero al risveglio e l’ultimo prima di andare a dormire. E anche se le forze vengono meno perché l’età avanza, l’amore non se ne accorge. Perché l’amore tutto copre. Tutto sopporta. E addirittura rende tutto inaspettatamente meraviglioso.

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